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Felix Culpa: dalle sublimi lacrime di Palestrina alle stelle di Ešenvalds, un dialogo celeste. Il Coro Musicanova in un viaggio sonoro tra le ombre della Passione e l’aurora della Resurrezione

In occasione delle celebrazioni pasquali, il coro polifonico Musicanova presenterà “Felix Culpa - Le Sette Parole di Cristo sulla Croce”, un concerto-meditazione in programma domenica 13 aprile alle ore 20 presso la Parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret a Roma (zona Fonte Meravigliosa), con ingresso gratuito. L’evento, organizzato in collaborazione con Monsignor Antonio Grappone, unirà riflessioni teologiche e un repertorio che spazia dal Rinascimento alla contemporaneità, legando le ultime parole di Gesù in croce a brani emblematici della storia sacra.


Felix Culpa si struttura come un itinerario meditativo attraverso un percorso storico-musicale che si svilupperà a partire dalla lettura e dal commento delle frasi che Gesù pronunciò sulla Croce poco prima di spirare: ognuna di esse sarà collegata a un brano che il coro, diretto dal Maestro Fabrizio Barchi, eseguirà poco dopo. La serata vedrà anche la partecipazione di Monsignor Antonio Grappone che, attraverso le sue riflessioni, consentirà al pubblico di approfondire il valore e il significato delle ultime parole di Cristo.

«La musica sacra», spiega Barchi, «non è semplice decorazione, ma strumento di approfondimento spirituale. Le Sette Parole, in particolare, chiedono di essere ascoltate con lo stesso silenzio interiore che richiedevano ai piedi della Croce». Ad aprire la serata sarà proprio una sua composizione: “Lux Perpetua”, concepita per introdurre l’ascoltatore in una dimensione contemplativa, in linea con il tempo quaresimale.

A seguire, il concerto si concentrerà con due capolavori di Giovanni Pierluigi da Palestrina, di cui si celebrano i 500 anni dalla nascita. Il celebre mottetto “Sicut Cervus” che con le sue soavi linee melodiche e rigore contrappuntistico, si erge a simbolo universale del desiderio dell’anima verso Dio; il “Kyrie” della Missa Brevis, superbo esempio di equilibrio formale tra testo e melodia, a ricordarci il sublime equilibrio tra umano e divino, tipico del compositore. Opere senza tempo di colui che degnamente rappresenta il vertice della polifonia rinascimentale; la sua capacità di fondere chiarezza testuale e perfezione contrappuntistica continua a influenzare la musica sacra contemporanea.  

Accanto ai classici, spazio alla tradizione nordica: l’estone Urmas Sisask - noto per fondere folklore e misticismo - è rappresentato da “Seisab valurikas Ema”, ispirato allo Stabat Mater, mentre il norvegese Ola Gjeilo propone un “Ubi caritas” solenne, dove l’armonia modale dialoga con dissonanze contemporanee.

La seconda parte del concerto culmina con “Stars” del lettone Ēriks Ešenvalds; il brano prevede l'utilizzo di bicchieri d’acqua che appositamente strofinati creano un effetto etereo, metafora acustica della rinascita. Le voci, sussurri e grida insieme, dipingono un universo di rinnovamento, trasformando il dolore in anelito verso il Divino. Un gesto artistico audace, che unisce fisica e mistica, dimostrando come la polifonia contemporanea possa stupire ed affascinare. Ešenvalds di fatto trasforma elementi fisici in esperienza mistica: in “Stars”, il suono dell’acqua ricorda il fluire del tempo, mentre le voci disegnano un cosmo di speranza.

Fondato nel 1999, il coro Musicanova vanta un palmarès internazionale, tra cui i recenti trionfi al prestigioso Chorwettbewerb Spittal an der Drau (tre premi nell’estate 2023), riflesso di un’etica che valorizza tanto la perfezione tecnica quanto l’umanità del fare musica insieme. All’attivo collaborazioni con artisti come Mina, Ennio Morricone e Andrea Bocelli, esperienze queste che hanno affinato una versatilità stilistica riconosciuta dalla critica. 

Musicanova si impone nella scena corale, e da qui la sua fama, per un’esecuzione nitida e appassionata, frutto della direzione di Fabrizio Barchi, maestro che sa coniugare rigore e slancio emotivo, e ben noto per il suo approccio squisitamente didattico: «La polifonia», sottolinea, «è un’arte collettiva. Insegnarla ai giovani significa tramandare non solo tecnica, ma valori di ascolto reciproco». Attivo in corsi sulla coralità giovanile, Barchi ha integrato nel programma brani proprio come il “Kyrie” di Palestrina, «per dimostrare che il rigore rinascimentale può coesistere con la sperimentazione odierna».

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