La fisica come orizzonte in movimento, quando la gravità nasce dalla luce: una nuova visione dell’universo
Immaginiamo che la gravità, quella forza invisibile che tiene la Terra in orbita attorno al Sole e i piedi saldamente ancorati al suolo, non sia davvero una forza fondamentale dell’universo. Sembra assurdo? Eppure è proprio questa l’ipotesi avanzata da due fisici, Ruth Kastner e Andreas Schlatter, che stanno proponendo un cambio radicale di prospettiva: la gravità non sarebbe una forza primaria, ma un fenomeno emergente, nato da processi microscopici che hanno poco a che vedere con la massa e molto a che fare con la luce.
Nel mondo quantistico, tutto è flusso, probabilità e interazione. Gli atomi e le particelle che li compongono interagiscono tra loro scambiandosi fotoni, le particelle della luce, che sono anche i "portatori" della forza elettromagnetica. Quando un elettrone cambia livello energetico o quando due particelle cariche si influenzano, lo fanno attraverso l’emissione e l’assorbimento di questi fotoni.
Secondo la teoria di Kastner e Schlatter, questi scambi non sono solo responsabili delle forze elettriche e magnetiche che conosciamo, ma producono un effetto collettivo macroscopico: un tessuto di eventi che, visti da lontano, assomigliano alla gravità. È come osservare un formicaio da lontano: vedi una struttura organizzata, ma in realtà è il risultato di migliaia di interazioni microscopiche.
Nel modello tradizionale di Albert Einstein, la gravità è dovuta alla curvatura dello spaziotempo: un oggetto massiccio deforma il "tappeto" dello spazio attorno a sé, e gli altri oggetti cadono verso di esso seguendo le linee curve di quella deformazione. È un’immagine potente, che ha retto per oltre un secolo.
Ma cosa succede se lo spaziotempo stesso non è un "contenitore" preesistente? La teoria emergente lo descrive come una conseguenza delle interazioni quantistiche. Lo spaziotempo, in questa visione, non esiste a priori, ma prende forma a partire da una rete di eventi quantistici legati all’elettromagnetismo.
Uno dei punti più intriganti di questa teoria riguarda due degli enigmi più grandi della cosmologia: la materia oscura e l’energia oscura. La prima è stata ipotizzata per spiegare il movimento anomalo delle stelle nelle galassie; la seconda per giustificare l’espansione accelerata dell’universo. Entrambe, però, non sono mai state osservate direttamente.
Se la gravità è in realtà un effetto emergente che nasce da interazioni quantistiche ed entropiche, allora i fenomeni che oggi attribuiamo a entità misteriose potrebbero essere spiegati in modo più semplice, senza invocare "materie" o "energie" invisibili. In altre parole, potremmo trovarci di fronte a un grande cambio di paradigma.
Ovviamente, come ogni nuova teoria, anche questa richiede conferme, verifiche sperimentali e confronti con i dati. Ma la sua forza, e forse il suo fascino, sta nell’aprire una finestra su un universo ancora più profondo e sfaccettato, dove ciò che percepiamo come forza potrebbe essere solo l’eco collettiva di una danza luminosa tra particelle. Forse, un giorno, scopriremo che la gravità non è, ma diventa: nasce dalla luce, dal caso, e dal caos quantistico che regge il mondo.
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