Gli Amorosi Affetti, il superamento del Classicismo. Arte e musica: Canova e Boccherini nella tempesta della Storia
Nuovo capitolo nell'ambito della manifestazione Gli Amorosi Affetti, con Il Superamento del Classicismo, in programma alla Galleria Borghese. L’evento unisce arte e musica in un dialogo tra Antonio Canova, Luigi Boccherini e una sorprendente incursione del Novecento con Mario Castelnuovo-Tedesco, in un programma che spazia dal Settecento al XX secolo.
Luigi Boccherini (1743-1805), lucchese di nascita e cosmopolita per vocazione, incarna l’evoluzione della musica strumentale italiana. Con oltre 500 opere, il suo stile travalica il classicismo haydniano, anticipando elementi romantici. Fonti storiche, come gli studi di Germaine de Rothschild, sottolineano il suo ruolo nel rinnovare il quintetto d’archi e nell’introdurre sonorità sinfoniche, come nel celebre Minuetto Op. 13 o nella Sinfonia Op. 21, esempi di un linguaggio che fonde eleganza formale e passione controllata.
Antonio Canova (1757-1822), massimo interprete del Neoclassicismo teorizzato da Johann Joachim Winckelmann, incarna l’ideale di “nobile semplicità e quieta grandezza”. La Paolina Borghese come Venere Vincitrice (1804-1808), custodita nella Galleria, è un manifesto di questa poetica: la principessa, ritratta su un’“agrippina” ispirata ai sarcofagi romani, unisce riferimenti etruschi alla sensualità tizianesca. Come evidenzia lo storico dell’arte Fernando Mazzocca, l’opera sintetizza un classicismo dinamico, dove l’emozione è domata dalla ragione.
L’evento invita a riflettere sulle affinità tra i due artisti: entrambi seppero coniugare tradizione e innovazione, rispondendo ai turbamenti politici e culturali della loro epoca. Boccherini, esule tra Madrid e Parigi, e Canova, artista cosmopolita al servizio di Napoleone e Pio VII, incarnano la tensione tra rivoluzione e restaurazione.
Il concerto si apre con un tributo del XX secolo al genio settecentesco: la Sonata “Omaggio a Boccherini”, op. 77 (1934) di Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore fiorentino esiliato negli USA durante il fascismo. Scritta per chitarra e archi, l’opera rilegge Boccherini con un linguaggio moderno, dove l’Allegro con Spirito e il Vivo ed Energico mescolano nostalgia per il classicismo italiano e aperture jazzistiche, tipiche dello stile del compositore. Come sottolinea il musicologo James Westby (Mario Castelnuovo-Tedesco: The Protean Composer, 2022), questo omaggio riflette la fascinazione per Boccherini come “ponte” tra epoche.
A seguire, il Quintetto n. 4 in Re maggiore G. 448 di Luigi Boccherini, capolavoro del 1799 che sintetizza il suo stile maturo. Dal solenne Allegro Maestoso al malinconico Grave Assai, fino al celebre Fandango finale, il brano unisce rigore formale e passione ispanica. Il Fandango, in particolare, è un inno alla vitalità: basato su danze popolari spagnole, con echi di chitarra e percussioni (simulate dagli archi), incarna quel superamento del classicismo verso un’espressività quasi romantica, come evidenzia Yves Gérard nel catalogo tematico Thematic, Bibliographical and Critical Catalogue of the Works of Luigi Boccherini.
A eseguire i brani, un ensemble di eccellenza, con Leonardo Vannimartini alla chitarra, specialista del repertorio novecentesco, affiancato dai violinisti Giorgio Abbadessa ed Emanuele Marinelli, la violista Leony Delgado e la violoncellista Angela Simeoni. La scelta di strumenti storici o di prassi filologica (come l’uso della chitarra romantica per Castelnuovo-Tedesco) garantirà un suono autentico, sospeso tra il salotto settecentesco e le sperimentazioni del Novecento.
Il dialogo con l’arte prosegue idealmente con la Paolina Borghese come Venere Vincitrice di Canova, opera simbolo di un neoclassicismo che non rinuncia alla sensualità. Come le note di Boccherini, il marmo di Canova vibra di tensioni controllate: la principessa, in una posa che cita i sarcofagi antichi, sembra ascoltare le evoluzioni melodiche del quintetto, mentre il Fandango riecheggia la sua ambiguità tra sacro e profano.
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