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Misa a Buenos Aires di Martín Palmeri: alla Sapienza, tra ballo e preghiera, la rivoluzione del Misatango in un concerto per la pace

In occasione delle celebrazioni pasquali, l’Istituzione Universitaria dei Concerti regala un appuntamento straordinario: giovedì 17 aprile, nell’Aula Magna, andrà in scena la Misa a Buenos Aires, universalmente nota come Misatango, del compositore argentino Martín Palmeri. Un concerto per la pace che unisce la spiritualità della liturgia cristiana alla passione del tango, in un dialogo audace tra tradizione e innovazione.  


Composta nel 1996, la Misa a Buenos Aires è un’opera iconica che riflette l’anima multiculturale di Buenos Aires. Palmeri fonde gli elementi sacri della messa latina con i ritmi sensuali e malinconici del tango, genere nato nei sobborghi popolari della capitale argentina, tra caffè affollati e milonghe. Come sottolinea il direttore Paolo Matteucci, «il linguaggio del tango, inizialmente legato a contesti profani, si intreccia qui alla solennità liturgica, creando un inedito connubio in cui due mondi apparentemente distanti si riconciliano». Un parallelismo storico emerge: nel Settecento, Mozart seppe contaminare la musica sacra con l’espressività teatrale; oggi Palmeri compie un gesto analogo, sostituendo alle melodie operistiche i sospiri del bandoneón e i pianismi drammatici del tango nuevo.  

La messa segue la struttura tradizionale – Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei – ma ogni movimento è permeato dall’essenza del tango. Il Kyrie apre con un dialogo tra coro e bandoneón, strumento simbolo dell’Argentina, mentre il Gloria esplode in ritmi sincopati, quasi una danza collettiva elevata al cielo. Nel Credo, la solennità delle parole si mescola a passaggi strumentali carichi di tensione, riflettendo il dualismo tra fede e dubbio.  

Ma è nell’Agnus Dei che la composizione raggiunge il suo apice emotivo. Come descrive Matteucci, «è un’invocazione alla pace che parte dal soprano solista, Monica Cucca, per espandersi in un coro implorante, sostenuto da una cadenza ostinata degli strumenti». La musica si trasforma: da ritmica e imperativa diviene gradualmente sospesa, un respiro fragile che si spegne nel silenzio, simboleggiando l’anelito universale alla riconciliazione.  

A rendere omaggio a questa partitura complessa saranno quattro cori – l’Accademia Italiana Muzio Clementi, il Coro di Via Montello, il Coro New Melody e la Corale Koinè – guidati dai direttori Danilo Paludi, Alessandro Coppola, Roberto Diana e dallo stesso Matteucci. Ad accompagnarli, la Xylon Orchestra, con Roman Baraback al pianoforte e Cristiano Lui al bandoneón, strumentista chiave per immergere l’ascoltatore nell’atmosfera porteña.  

Questo concerto, realizzato in collaborazione con Geoarchi Engineering, Chorus Inside Lazio e Federcori Nazionale, non è solo un evento musicale, ma un manifesto di dialogo. In un’epoca di divisioni, Palmeri dimostra come la musica possa unire sacro e profano, tradizione e modernità, Europa e Sudamerica. Un messaggio di pace particolarmente significativo nel periodo pasquale, che invita a riflettere sull’armonia possibile tra diversità.  

Appuntamento domani 17 aprile per lasciarsi trasportare da un’opera che, come il tango stesso, è «un pensiero triste che si può ballare» (Enrique Santos Discépolo), ma anche una preghiera collettiva che diventa speranza.  

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