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Il mandolino a Napoli nel Settecento: la riscoperta di un patrimonio musicale europeo. Tra storia sociale, prassi esecutiva e repertori ritrovati, il nuovo saggio per Turchini Edizioni

Presentato a Bologna presso il Museo internazionale e biblioteca della musica, "Il mandolino a Napoli nel settecento". Il volume, a cura di Anna Rita Addessi, Lars Berglund, Paologiovanni Maione e Mauro Squillante, rappresenta un punto di riferimento per chiunque voglia approfondire la storia, il repertorio e il contesto culturale di un simbolo della tradizione musicale partenopea. Attraverso un’analisi capillare di fonti primarie e una prosa chiara, il saggio restituisce dignità storica a uno strumento troppo spesso relegato a icona folkloristica, proponendosi come modello per future ricerche interdisciplinari.  


Presentato a Bologna presso il Museo internazionale e biblioteca della musica nell'ambito della rassegna "wunderkammer - il museo delle meraviglie", "Il mandolino a Napoli nel settecento" a cura di Anna Rita Addessi, Lars Berglund, Paologiovanni Maione e Mauro Squillante. Il volume per Turchini Edizioni, frutto di un progetto di ricerca coordinato dall’Università di Bologna, in collaborazione con l’Università di Uppsala e l’Accademia Mandolinistica Napoletana, raccoglie gli esiti di ricerche e studi fioriti nell’ambito del progetto “Il mandolino a Napoli nel Settecento”, e confluito in un convegno internazionale tenutosi a Napoli nel dicembre 2018, promosso dalla Fondazione Pietà de’ Turchini, il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e la Kungliga Vitterhetsakademien svedese.

Il saggio, si propone come opera musicologica fondamentale per comprendere l’identità culturale napoletana ed europea del XVIII secolo che non si limita solo a un’analisi tecnica dello strumento, ma esplora il mandolino napoletano come fenomeno culturale e sociale dell'epoca. Nato intorno agli anni ’40 del Settecento tra Roma e Napoli, questo strumento si distingueva per caratteristiche innovative come la tavola armonica spezzata, i tasti metallici e l’accordatura per quinte, elementi che ne favorirono la diffusione trasversale: dalle feste popolari ai salotti aristocratici, fino all’educazione dei giovani delle élite, sottolineando come il mandolino incarnasse lo stile galante dell’epoca, adattandosi a contesti performativi diversificati e diventando veicolo di bon ton e conversazione. 

Grazie a un approccio interdisciplinare, il saggio unisce ricerche d’archivio, studi organologici e analisi musicali, coinvolgendo esperti di fama internazionale. Tra i temi trattati spiccano Il mercato musicale napoletano, con approfondimenti sulle botteghe liutaie e le dinamiche di produzione; il repertorio inedito, comprendente sonate e concerti che rivaleggiano con quelli di strumenti più noti come il violino o il clavicembalo e la dimensione educativa, evidenziando il ruolo del mandolino nell’istruzione giovanile, con metodi didattici ancora oggi utilizzati.  

Il progetto non si esaurisce nella pubblicazione: eventi collaterali, come i concerti dell’Ensemble Galanterie a Plettri diretti da Mauro Squillante, hanno riportato in vita musiche dimenticate, utilizzando mandolini storici o copie fedeli. La presentazione del volume, arricchita da interventi musicali e una visita guidata alla collezione del Museo della Musica di Bologna, ha reso tangibile il legame tra ricerca accademica e prassi esecutiva.  

Volevo infine sottolineare che il saggio si distingue per l’attenzione alla divulgazione - cosa mai scontata questa - rendendo accessibili contenuti specialistici a un pubblico ampio. La collaborazione con istituzioni come la Fondazione Pietà de’ Turchini e il coinvolgimento di figure come Giuseppina La Face e Paologiovanni Maione garantiscono rigore scientifico e autorevolezza. 

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