Bellini e Sodoma. Passione di Cristo, tra spiritualità e maestria un dialogo rinascimentale al Polo Museale di Castel Gandolfo
In occasione delle celebrazioni pasquali, la Direzione dei Musei e dei Beni Culturali, in collaborazione con la Direzione delle Ville Pontificie, annuncia l’apertura della mostra “Bellini e Sodoma. Passione di Cristo”, che sarà inaugurata il 5 aprile nel Polo Museale di Castel Gandolfo. Nell'ambito di Musica ai Musei, a seguire, il concerto O Roma nobilis, con musiche di Josquin, De Orto, Dufay e Anonimo dai Codici Sistini di fine Quattrocento a cura dell'ensemble De labyrintho guidato da Walter Testolin.
Realizzato intorno al 1475 per la chiesa di San Francesco a Pesaro, il Compianto sul Cristo morto di Giovanni Bellini raffigura il commovente momento in cui Maria Maddalena, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo preparano il corpo di Gesù per la sepoltura, seguendo il racconto del Vangelo di Giovanni (XIX, 38-40). L’opera, un olio su tavola di intenso pathos, si distingue per la delicatezza con cui è reso il dolore dei personaggi, in particolare nell’intreccio delle mani di Cristo e della Maddalena.
Tra storia e peripezie, il dipinto fu confiscato dalle truppe francesi nel 1797 ed esposto al Louvre, per poi tornare in Italia nel 1816 ed entrare a far parte della collezione della Pinacoteca Vaticana. A lungo attribuito erroneamente ad Andrea Mantegna, solo nel 1871 fu riconosciuto come opera di Bellini, identificandolo come cimasa della celebre Pala di Pesaro.
Grazie al recente restauro di Marco Pratelli, Maestro del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei, e al sostegno del Capitolo dell’Illinois dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums, l’opera ha recuperato la sua vibrante cromia originaria, svelata attraverso indagini diagnostiche condotte dal Gabinetto di Ricerche Scientifiche.
Accanto al capolavoro belliniano, spicca il Cristo morto del Sodoma, dipinto realizzato intorno al 1505. L’opera, appartenente all’Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto a Roma, raffigura il corpo esanime di Gesù sorretto da quattro angeli, in una composizione che unisce drammaticità e grazia. Il Sodoma, artista noto per la sua tecnica raffinata, si ispirò a una placchetta bronzea del veronese Galeazzo Mondella, detto il Moderno, conferendo al Cristo un realismo carico di spiritualità.
Restaurato nei Musei Vaticani tra il 1933 e il 1934, il dipinto è incorniciato da una struttura settecentesca decorata con il simbolo del cipresso, elemento legato alla devozione della Madonna dell’Orto e all’identità dell’Arciconfraternita romana.
Ciliegina sulla torta, a seguire la presentazione, il concerto O Roma nobilis: un dialogo tra innovazione e tradizione nel Quattrocento musicale eseguito dall’ensemble De Labyrintho sotto la direzione di Walter Testolin. L'affermata formazione, tra le più alte interpreti della polifonia sacra del Rinascimento, offre un viaggio nella polifonia sacra del tardo Quattrocento, intrecciando le opere di Josquin des Prez, Marbrianus de Orto, Guillaume Dufay e brani anonimi tratti dai Codici Sistini.
Il filo conduttore che unisce questi compositori risiede nel loro legame con la tradizione liturgica romana e nella capacità di innovare, reinterpretando modelli precedenti. Guillaume Dufay (1397-1474), figura centrale del primo Rinascimento musicale, influenzò profondamente la generazione successiva con il suo ciclo di inni composti per la Cappella Papale.
Proprio su questo ciclo lavorarono, in un’operazione di revisione e aggiornamento stilistico, Marbrianus de Orto (1460-1529) e Josquin des Prez (1450-1521). I due, attivi a Roma negli anni del pontificato di Alessandro VI Borgia, rielaborarono gli inni dufayani adattandoli al gusto polifonico più avanzato del loro tempo, caratterizzato da una maggiore fluidità contrappuntistica e da un’espressività intensamente devozionale.
Il concerto, dunque, non solo celebra la Roma papale come crocevia di maestri musicali, ma sottolinea il dialogo tra continuità e innovazione: De Orto e Josquin, pur radicati nella lezione di Dufay, seppero trasformarla in un linguaggio nuovo, così come Bellini e Sodoma reinterpretarono l’iconografia sacra. Un parallelismo che unisce arte e musica, mostrando come il Rinascimento abbia costruito il futuro partendo dalla reverente rilettura del passato.
La mostra, inclusa nel biglietto d’ingresso al Palazzo Papale di Castel Gandolfo, offre l’opportunità di esplorare anche gli affascinanti Giardini del Moro e il Giardino Segreto, visitabili sia con guida che in autonomia. Un’occasione unica per immergersi nell’arte sacra rinascimentale, tra capolavori restaurati e storie di fede, in un contesto storico di straordinaria bellezza.
“Bellini e Sodoma. Passione di Cristo” non è solo un viaggio nell’iconografia cristiana, ma un tributo alla capacità dell’arte di trasmettere, attraverso i secoli, il mistero e la profondità della redenzione. Un appuntamento da non perdere, dal 5 aprile, nel cuore dei Castelli Romani.
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