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Colture di Copertura: innovazione sostenibile per la viticoltura del futuro. Uno studio per indagare l'influenza su aroma e gusto del vino

Uno studio innovativo dell’Università di Adelaide a cura del dott. Andrew O’Brien, ha vinto il prestigioso Premio Dr Tony Jordan OAM 2025 di Wine Australia, dedicato a sostenere ricerche pionieristiche nel settore vitivinicolo. Il riconoscimento, accompagnato da una borsa di studio annuale di 40.000 dollari, finanzierà il suo progetto sull’impatto delle colture di copertura innovative, come la canapa industriale, sull’aroma e sul sapore del vino.

Le colture di copertura (o cover crops) rappresentano una delle strategie più promettenti per un’agricoltura resiliente e sostenibile. Utilizzate tradizionalmente per proteggere il suolo dall’erosione e migliorarne la fertilità, oggi sono al centro di ricerche avanzate che ne esplorano il potenziale in termini di biodiversità, sequestro di carbonio, gestione dei parassiti e persino influenza sulla qualità delle colture principali, come dimostrano gli studi nel settore vitivinicolo.

Si tratta di piante non destinate alla vendita, seminate tra un ciclo produttivo e l’altro o in concomitanza con la coltura principale. Le specie più comuni includono leguminose (trifoglio, veccia), graminacee (segale, avena) e brassicacee (rafano), scelte in base agli obiettivi agronomici: fissazione di azoto, controllo delle infestanti, miglioramento della struttura del suolo.

La ricerca si sta orientando verso piante non convenzionali come la canapa industriale (Cannabis sativa L.), oggetto dello studio del dottorando Andrew O’Brien all’Università di Adelaide. Oltre ai benefici tradizionali, come quelli di migliorare la struttura del suolo e la sua fitodepurazione, aumentare la biodiversità, contrastare infestanti e parassiti, questa pianta offre ai viticoltori vantaggi economici, trasformandosi in un’ulteriore fonte di reddito grazie alle fibre e semi della pianta. 

Studi recenti, come quelli finanziati da Wine Australia, evidenziano come le colture di copertura possano influenzare il profilo aromatico di prodotti come il vino, attraverso il rilascio di composti volatili assorbiti dalle piante principali. Questo apre scenari inediti per la viticoltura di precisione.

Faccio presente che le colture di copertura sono pilastri dei progetti di sequestro del carbonio nel suolo (carbon farming). Ricerche dell’USDA e dell’UE dimostrano che sistemi come il cocktail cropping (mix di specie) aumentano la biomassa radicale, migliorando la capacità del suolo di immagazzinare CO₂.

L’uso di droni, sensori IoT e modelli predittivi consente di ottimizzare la scelta e la gestione delle colture di copertura. Ad esempio, startup come CoverCress (USA) sviluppano varietà ibride tramite editing genetico per massimizzare i benefici ecologici.

Nei vigneti australiani, oltre alla canapa, si testano miscele di fiori selvatici per aumentare la presenza di impollinatori, riducendo al contempo l’uso di pesticidi. In Europa il sovescio dinamico è una prassi consolidata. In Francia e Italia, il sovescio con leguminose e crucifere sta rivoluzionando la viticoltura biologica, con aumenti del 10-15% nella sostanza organica del suolo. In California l’introduzione di Brassica carinata (senape etiope) ha ridotto del 30% i nematodi dannosi nelle coltivazioni di pomodoro.

Nonostante i vantaggi, l’adozione delle colture di di copertura su larga scala incontra ostacoli. Costi iniziali, come semina e gestione, richiedono investimenti che molti agricoltori faticano a sostenere. La conoscenza ancora limitata ha bisogno di formazione specifica per scegliere le specie giuste in base al clima e al tipo di suolo. Non ultima la competizione idrica: in aree aride, alcune colture di copertura possono competere con la pianta principale per l’acqua, richiedendo un’attenta programmazione.

Entro il 2030, il mercato globale delle colture di copertura potrebbe crescere del 8% annuo (fonte: MarketsandMarkets), trainato da politiche come il Green Deal UE e i sussidi USDA per l’agricoltura rigenerativa. Le linee di ricerca più promettenti includono: Bioengineering, ovvero lo sviluppo di piante con radici profonde per contrastare la desertificazione. Simulazioni AI: modelli per prevedere l’impatto di specifiche cover crops su microclima e biodiversità. Integrazione con agrivoltaico: colture di copertura sotto pannelli solari, come studiato da Torian Jiang all’Università di Adelaide.

Da questo contesto si può evincere che le colture di copertura non sono più una semplice “pratica accessoria”, ma un tool strategico per affrontare crisi climatiche, perdita di fertilità dei suoli e transizione ecologica. La sfida è renderle accessibili e redditizie, trasformando i costi in opportunità di lungo periodo. Come dimostra il caso di O’Brien, la sinergia tra agricoltura, scienza e tecnologia è la chiave per scrivere il futuro del settore.

Tornando alla presente ricerca, O’Brien ha spiegato che i suoi studi si stanno concentrando degli effetti delle colture di copertura sull’aroma del vino, che fino ad oggi rimangono poco chiari. Il lavoro di ricerca prevede una stretta collaborazione con esperti di scienze vegetali, viticoltura ed enologia dell’Università di Adelaide per analizzare l’impatto agronomico di queste colture, dalla chimica del suolo fino al risultato sensoriale nel bicchiere. L’obiettivo è fornire linee guida pratiche per l’adozione di tecniche sostenibili e innovative.

Intitolato alla memoria del compianto Dr Tony Jordan OAM, il premio seleziona i candidati più promettenti del programma annuale di borse di studio per dottorati e master di Wine Australia, volto ad attrarre talenti verso la ricerca in viticoltura, enologia e business del vino. Oltre allo stipendio base, i vincitori ricevono un finanziamento aggiuntivo fino a 35.000 dollari l’anno, con un incremento a 40.000 per il destinatario del premio speciale.

«Sono onorato di ricevere questo riconoscimento», ha dichiarato O’Brien. «La mia ricerca esplorerà come i composti volatili ambientali, assorbiti dalle viti, influenzino le caratteristiche del vino. Con i cambiamenti climatici in atto, comprendere queste dinamiche è cruciale per il futuro del settore».

«Collaborerò con esperti di scienze vegetali, viticoltura ed enologia dell’Università di Adelaide per analizzare l’impatto agronomico di queste colture, dalla chimica del suolo fino al risultato sensoriale nel bicchiere», ha spiegato O’Brien. «L’obiettivo è fornire linee guida pratiche per l’adozione di tecniche sostenibili e innovative».

Oltre a O’Brien, nel 2025 sono stati premiati altri tre ricercatori: Torian Jiang (Università di Adelaide): studio sull’effetto dell’ombreggiatura nelle coltivazioni vitivoltaiche. Md Anwarul Islam (Università di Adelaide): rimozione di metalli tossici dal legno trattato con CCA. Erik Baker (Università di Newcastle): utilizzo di endofiti di viti indigene come biopesticidi.

Il Dott. Paul Smith, Direttore Generale della Ricerca e Innovazione di Wine Australia, ha sottolineato l’importanza di questi studi: «Le scoperte di O’Brien potranno rivoluzionare la gestione dei vigneti, offrendo soluzioni per la qualità del vino e nuove opportunità economiche. Investire in giovani ricercatori è essenziale per garantire prosperità e innovazione al settore».

Con un occhio al futuro, Wine Australia conferma il suo impegno nel sostenere l’eccellenza accademica, ponendo le basi per un’enologia sempre più sostenibile e competitiva a livello globale.

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