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La devozione delle Quarantore. Arte, Musica, Spiritualità: Il convegno chiude con lo splendido concerto dell'ensemble Correspondances

Con una vera e propria standing ovation, si è concluso oggi, nella cornice barocca della chiesa di San Luigi dei Francesi, il convegno internazionale “La devozione delle Quarantore. Arte, Musica, Spiritualità”. A coronamento dell'evento lo straordinario concerto a cura dell'ensemble Correspondances, diretto da Sébastien Daucé. 


 

La devozione delle Quarantore. Arte, Musica, Spiritualità organizzato dall’Institut français Centre Saint-Louis con il patrocinio della Società Italiana di Musicologia, è l'evento che ha unito studiosi, musicisti e pubblico in un dialogo transdisciplinare sulla pratica devozionale delle Quarantore, nata alla fine del Cinquecento per celebrare i quaranta ore tra la morte e la resurrezione di Cristo. Al centro dell’attenzione, la riscoperta di una “macchina” teatrale seicentesca, ritrovata nei sottotetti della chiesa e restaurata per l’occasione, che ha riportato in vita l’originario splendore di un rito immersivo, tra luce, arte e suono.  

Nei due giorni di lavori, accademici di fama internazionale hanno esplorato la complessità delle Quarantore da prospettive multiple. Si è partiti dagli aspetti giuridici e normativi, con interventi come quello di Pier V. Aimone (Pontificia Università Urbaniana) sulla Instructio Clementina, per passare alla dimensione mistica e sociale, analizzata da Matteo Al Kalak (Università di Modena) attraverso il rapporto tra Eucarestia e devozione popolare. Non sono mancati focus geografici: dalla Venezia di fine ’500 (Luca Bernardini) alla Francia controriformista (Isabelle Brian), fino alla corte sabauda del Settecento (Chiara Carpentieri), dimostrando come questa pratica fosse insieme strumento spirituale e veicolo di potere.  

Particolarmente significativi i contributi sulla Roma barocca: Lydia Salviucci Insolera ha svelato il ruolo dei Gesuiti nell’organizzazione del rito, mentre Alexis Gauvain ha ricostruito le Quarantore nella Basilica di San Pietro, sottolineando l’intreccio tra architettura e liturgia. La keynote di Marcello Fagiolo, “La Festa della Luce e della Gloria”, ha infine dipinto Roma come teatro di un’esperienza totalizzante, dove arte effimera e musica sacra esaltavano il mistero eucaristico.  

A coronamento del convegno, oggi si è tenuto il Concerto Straordinario a cura dell’Ensemble Correspondances, diretto da Sébastien Daucé, nella stessa chiesa di San Luigi dei Francesi. L’evento, inserito nei festival Roma Barocca in Musica e Roma Festival Barocco, ha trasformato lo spazio sacro in un palcoscenico barocco, grazie alle scenografie di Philippe Casanova: la macchina delle Quarantore, illuminata da mille candele e arricchita da dipinti luminosi, ha fatto da quinta teatrale a un programma musicale di rara intensità.  

Il concerto ha proposto brani in prima esecuzione moderna, attingendo a compositori attivi nel Seicento romano e non solo. Tra questi spiccano Girolamo Frescobaldi, con la sua polifonia controriformista, Giacomo Carissimi, maestro dell’oratorio sacro, e Antonio Melani, rappresentante della scuola romana tardo-barocca. Non sono mancati autori meno noti ma cruciali, come Domenico Dal Pane e Giovanni Battista Buonamente, le cui opere hanno restituito la varietà stilistica dell’epoca: dai mottetti palestriniani agli esperimenti armonici di Ercole Bernabei, fino alle sonate strumentali di Buonamente, che hanno dialogato con le voci dell’ensemble.  

L’Ensemble Correspondances, con una formazione mista franco-italiana di 14 strumentisti ed esperti cantori, ha dimostrato una sensibilità filologica impeccabile, bilanciando rigore scientifico e espressività. Daucé, profondo conoscitore dei repertori sacri seicenteschi, ha diretto con una gestualità essenziale, lasciando emergere la spiritualità dei testi sacri e la complessità delle trame polifoniche.  

L’evento ha confermato quanto la devozione delle Quarantore sia stato un fenomeno culturale totale, capace di unire arte, teologia e politica. La collaborazione franco-italiana – tra Institut français, Musei Vaticani e università – ha offerto un modello di ricerca integrata, dove la musica non è solo oggetto di studio, ma mezzo per rivivere l’esperienza devozionale.  

Come ha sottolineato Robert L. Kendrick nel dialogo finale, “eseguire questa musica oggi non è un esercizio di nostalgia, ma un atto di riscoperta di una spiritualità che parla all’uomo moderno”. Le candele della macchina seicentesca, ora spente, lasciano una scia luminosa: quella di un patrimonio da custodire, non solo negli archivi, ma nel cuore delle città e delle comunità.

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