Maria plena virtute & other votive antiphons: la luce celeste nei mottetti mariani di Fayrfax. Il nuovo lavoro dei The Tallis Scholars
Una luce celeste ha annunciato l'uscita del nuovo CD dei The Tallis Scholars, diretto da Peter Phillips, dedicato alle antifone votive mariane di Robert Fayrfax. Tra trionfo di eleganza e rigore, questo nuovo lavoro, non solo celebra il genio di un compositore spesso sottovalutato, ma ne rivendica la grandezza attraverso interpretazioni di rara intensità.
Nell’universo della polifonia rinascimentale, Robert Fayrfax (1464-1521) emerge come un astro luminoso, capace di fondere maestosità liturgica e raffinatezza melodica. Il nuovo CD dei The Tallis Scholars, diretto con sapienza da Peter Phillips, dedicato alle antifone votive mariane del compositore inglese, non solo celebra questo genio spesso sottovalutato, ma ne rivendica la grandezza attraverso interpretazioni di rara intensità.
Registrato nella cappella gotica del Merton College di Oxford ed edito da Gimell, il disco - che include Maria plena virtute, Ave Dei Patris, O Maria, Deo grata ed Eterne laudis lilium - si distingue per una profondità sonora che trascende il tempo, proiettando l’ascoltatore in una dimensione sacrale e meditativa.
Nato nel Lincolnshire e sepolto nell’abbazia di St Albans, Fayrfax fu Gentleman della Chapel Royal, legato alla corte di Enrico VII e alla regina Elisabetta di York, che gli commissionò opere come Eterne laudis lilium (1502), il cui testo forma un acrostico in suo onore. Formatosi probabilmente nell’ambiente ecclesiastico, la sua musica riflette un equilibrio unico tra complessità contrappuntistica e immediatezza espressiva.
Le sue antifone, spesso costruite su cantus firmus e variazioni timbriche, rivelano una sensibilità drammaturgica: alternanze tra voci gravi e acute, sezioni a pieno organico e momenti intimi, come in Maria plena virtute, dove i bassi sottolineano il pathos della Croce. Fayrfax fu un innovatore, anticipando quel linguaggio che avrebbe plasmato la generazione di Tallis e Byrd, eppure la sua opera - segnata da patronati illustri, tra cui Margaret Beaufort - rimane un tesoro da riscoprire.
The Tallis Scholars, con la sua consueta eleganza - definita da Gramophone come un "meccanismo perfetto paragonabile ad una Rolls-Royce - dipingono queste antifone con una palette vocale che spazia dal misticismo etereo alla potenza monumentale. In Eterne laudis lilium, dedicato alla regina Elisabetta, le voci acute si intrecciano in melismi fioriti, mentre l’Amen finale esplode in un corale maestoso, quasi un inno alla regalità divina. Ave Dei Patris, forse parte di una "competizione" tra compositori tudoriani, brilla per linee melodiche "dignitose e cantabili" (come nota Phillips), con i soprani che guidano l’ascesa spirituale.
Particolarmente commovente è O Maria, Deo grata, originariamente composta per Sant’Albano e qui ricostruita dal musicologo Nick Sandon, che ha integrato le parti mancanti attingendo alla Missa Albanus. Il risultato è un dialogo tra pienezza corale e passaggi a tre voci, dove l’equilibrio tra vuoto e pieno riflette l’architettura sacra dell’epoca.
Ma è Maria plena virtute, l’antifona più lunga e tarda, a lasciare il segno più profondo. Con i suoi undici movimenti, alterna austerità - con voci gravi che riecheggiano il lutto di Maria - a momenti di trascendente speranza. Phillips sottolinea la "diretta espressività" di Fayrfax, resa con una solennità che l'ensemble modella con precisione chirurgica, soprattutto nel climax dell’O felix pignus, dove il dolore materno si trasfigura in luce celeste.
La registrazione di Philip Hobbs cattura l’acustica avvolgente della cappella di Merton College, restituendo sia la nitidezza delle linee che il calore dell’ambiente. Il libretto, ricco di note storico-musicali, conferma l’attenzione filologica di Gimell.
Questo nuovo lavoro dell'ensemble britannico, non è solo un tributo a Fayrfax, ma un invito a riscoprire un capitolo essenziale del Rinascimento inglese. The Tallis Scholars, con la loro esperienza decennale, dimostrano che la polifonia non è archeologia, ma linguaggio vivo, capace di parlare all’anima.
Che sia l’inizio di un ciclo dedicato al compositore? La speranza è lecita: gli amanti di questa musica vorranno avere entrambe le interpretazioni (The Cardinall’s Musick e questa), ma qui la fusione tra rigore e devozione raggiunge vette indimenticabili. Un disco necessario, per chi crede che la bellezza sia ancora una via verso l’eterno.
Commenti
Posta un commento