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Palestrina500 - Music, notation, and architecture: un dialogo interdisciplinare sulla prassi esecutiva del grande compositore rinascimentale. Il convegno al Pontificio Istituto di Musica Sacra

Si terrà venerdì prossimo, presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra, un convegno di rilevanza internazionale dedicato a Giovanni Pierluigi da Palestrina, uno dei massimi esponenti della polifonia sacra del Cinquecento. L’evento, dal titolo “Palestrina500 - Music, notation, and architecture. Riflessioni sulla prassi esecutiva della musica sacra di Palestrina”, riunisce alcuni tra i più autorevoli studiosi del compositore prenestino. L’iniziativa, ha l'obiettivo di approfondire aspetti cruciali dell’eredità palestriniana, ancora oggi centrale nel repertorio liturgico e nella ricerca musicologica.  

A 500 anni dalla nascita (1525?), l’interesse per Palestrina non accenna a spegnersi, grazie a una produzione musicale che incarna l’equilibrio tra complessità contrappuntistica e purezza espressiva. 

Questo convegno, però, va oltre la celebrazione: propone una rilettura critica che interroga le fonti, rivaluta il contesto spaziale e liturgico e sperimenta nuove vie esecutive. 

In un’epoca di riscoperta del sacro come dimensione artistica totale, l’incontro al Pontificio Istituto di Musica Sacra si conferma un appuntamento imperdibile per musicologi, musicisti e appassionati, chiamati a riscoprire Palestrina non come monumento, ma come voce viva della cultura europea. 

L’attività di Giovanni Pierluigi da Palestrina si svolge principalmente nell’ambiente romano delle maggiori cappelle: Lateranense, Liberiana, Giulia e Sistina. La sua vicenda artistica e umana si inserisce in un periodo di grandi cambiamenti e riflessioni per la Chiesa, segnato dall’opera riformatrice del Concilio di Trento (1545-1563) che volle indicare una dimensione oggettiva per la musica sacra cattolica con il recupero delle fonti esecutive e dell’ispirazione ineffabile proveniente dal repertorio del Canto Gregoriano quale fertile terreno anche di ogni innovazione.

Nelle più celebrate pagine palestriniane dominate dalle oltre cento messe e trecento mottetti, tra cui la Missa Papae Marcelli e il mottetto Sicut cervus, l’arte della polifonia vocale raggiunge la sua massima rivelazione in un tessuto musicale denso ed espressivo, quanto trasparente e coeso, tanto da diventare il modello ideale per la liturgia musicale, distillato nella celebre Scuola Romana e sintetizzato nella locuzione Stile Osservato.

Al 500° anniversario dalla nascita del Princeps Musicae, il Pontificio Istituto di Musica Sacra dedica una serie di iniziative concertistiche e musicologiche, come il presente convegno che vede la partecipazione di eminenti studiosi di provenienza e fama internazionale, impegnati nell’indagine di una personalità e di un repertorio che, a distanza di cinque secoli, rappresenta ancora una fonte inesauribile di testimonianza storica, un riferimento di prassi creativo-interpretativa nonché un modello atemporale di ispirazione artistica e spirituale.

Come dicevo, a guidare le riflessioni saranno quattro esperti di caratura internazionale, ognuno con un approccio distintivo allo studio di Palestrina. Non conoscendo il programma, mi limito a immaginare, le tematiche che saranno esposte, in quanto sono ben noti il campo di studi e le attività dei presenti al convegno.

Dopo un breve introduzione e saluto del Preside P. Robert Mehlhart OP, ad aprire i lavori nella prima parte della giornata, Giancarlo Rostirolla, con Le Litanie del Palestrina. I fondi musicali della Biblioteca Apostolica Vaticana: cenni di storia, conservazioni, catalogazione Claudia Montuschi. A seguire La presenza della musica palestriniana nell’Europa settentrionale a cura di Christian Leitmeir.

La seconda parte del convegno prevede l'intervento di Laurence Wuidar, La musica nei trattati di architettura coevi a Palestrina. A seguire Voci umane organi e ‘vibrato’ nel ‘500 a cura di Lisandro Abadie.

Christian Leitmeir (Università di Oxford) è noto per i suoi studi sulla musica rinascimentale e barocca, unendo rigore filologico a una sensibilità verso la prassi esecutiva storica. Le sue ricerche sulle fonti manoscritte e sulle varianti testuali nelle opere di Palestrina hanno contribuito a ridefinire criteri interpretativi, soprattutto in relazione al contesto liturgico per cui furono concepite. 

Giancarlo Rostirolla, storico della musica e accademico romano, è tra i massimi conoscitori del patrimonio musicale ecclesiastico italiano. Curatore di edizioni critiche e autore di studi fondamentali su Palestrina.

Claudia Montuschi, responsabile dei fondi musicali della Biblioteca Apostolica Vaticana, offrirà sicuramente una prospettiva unica basata sull’accesso diretto a manoscritti e documenti d’archivio. I suoi lavori sulla trasmissione delle opere palestriniane e sulla loro circolazione in ambito europeo potranno illuminare aspetti inediti della ricezione del compositore, oltre a sottolineare il ruolo cruciale delle fonti primarie nella ricostruzione storica.  

Lisandro Abadie (Basilea), basso-baritono e ricercatore specializzato nel repertorio antico, incarna la sintesi tra teoria e pratica. Attivo nella scena della musica antica europea, la sua analisi potrebbe concentrarsi sugli aspetti vocali e interpretativi, dalla pronuncia alla gestione del fraseggio, questioni centrali per restituire vitalità a un repertorio spesso irrigidito da letture accademiche.  

A conclusione delle relazioni, la tavola rotonda coinvolgerà tutti i relatori insieme a Marcos Pavan (direttore del Coro della Cappella Sistina) e Robert Mehlhart (esperto di acustica degli spazi sacri), ampliando il dibattito verso temi come l’interazione tra architettura e resa sonora, la formazione dei cori moderni e le sfide dell’edizione critica. La presenza di Pavan, custode di una tradizione secolare legata a Palestrina, e di Mehlhart, studioso di acustica storica, sottolinea ancora di più l’obiettivo del convegno.

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