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Vino&Ricerca

Vini da collezioni e frodi. Cercando l'autenticità di un vino attraverso la parte degli angeli
Ricercatori sviluppano un metodo per fiutare vino contraffatto senza aprire la bottiglia


Riuscire a capire se il vino all'interno di una bottiglia è autentico, senza stapparlo. Un team di ricercatori dell'Università della California Irvine, sembra aver sviluppato un nuovo prezioso strumento nella lotta contro la contraffazione: estraendo molecole di vino mentre è ancora in bottiglia.

Le frodi dei prodotti vitivinicoli non sono una novità e risalgono a tempi lontanissimi, ma il crescente interesse verso vini rari da collezione, associato ad una crescita a carattere globale del settore, ha esacerbato il problema. Non ne sono ancora chiare le dimensioni, ma è vero che, un rapporto della Camera di Commercio Internazionale, prevede per quest'anno, un valore di oltre 177 trilioni di dollari di merci contraffatte commercializzate su scala mondiale, con vini, che spaziano da falsi rari Bordeaux ed imitazioni a buon mercato di Shiraz australiano.

Le attuali misure esistenti per il rilevamento di frodi, hanno bisogno di diversi test per determinare l'annata di un vino e che di fatto richiedono l'apertura della bottiglia. Altri metodi sono inesatti e comunque hanno bisogno di un campione autentico di vino da utilizzare per confrontare i risultati. La maggior parte degli autenticatori di vino, lavorano ancora con il metodo dell'osservazione della bottiglia, etichetta, tappo, capsule, per trovare eventuali segni rivelatori di contraffazione.

Il dott Fahrni e il dottor Benjamin Simon Fuller sono ricercatori dell'UC, dipartimento scienza del sistema terrestre di Irvine, grandi amanti del buon vino, un giorno si sono ritrovati a discutere sul problema della contraffazione, vollero così sperimentare un nuovo test, chiedendo l'aiuto del dottor John Southon, direttore del laboratorio di datazione al radiocarbonio dell'università.

"Simon ed io, abbiamo progettato e ricavato tutto il necessario per la conduzione degli esperimenti nel nostro tempo libero e nei fine settimana", riferisce il dott. Fuller al magazine Wine Spectator. "Ci siamo divertiti al progetto, applicando la tecnica del “what if”, (cioè “cosa succederebbe se…”, naturalmente basata su fatti concreti e numeri, non solo su opinioni personali) NdR, consapevoli che non faceva parte dei nostri esperimenti di ricerca di routine, e non avendo idea se in qualche modo, avremmo avuto successo."

Secondo i loro recenti studi, pubblicati su Analytical Chemistry, i tre ricercatori sono riusciti a creare una procedura non invasiva per datare il vino, utilizzando l'aspirazione a vuoto della c.d. "parte degli angeli".

Per la naturale permeabilità del tappo di sughero, è normale che, il piccolo spazio tra vino e superficie del tappo, il margine di riempimento, cresca nel tempo, e questo è appunto dovuto dalla perdita di liquido come alcool e particelle di acqua sotto forma di vapori, una perdita che spesso viene chiamata in inglese "angel share", cioè la parte destinata agli angeli.

Il nuovo metodo di verifica dell'annata di un vino, utilizza un vacuum, un estrazione a vuoto di gas e vapori liquidi che sono già evaporati e che stanno passando attraverso il sughero. Il vuoto viene applicato solo all'inizio del tappo, lasciando la maggior parte della chiusura e della bottiglia inalterati. Dopo l'estrazione, il sughero viene quindi saturato con gas argon inerte, per proteggere il vino da eventuali intrusioni di aria.

Il gas così estratto, viene analizzato per misurare gli atomi di carbonio-14, un isotopo radioattivo. I livelli atmosferici di carbonio-14 sono variati negli ultimi 60 anni a seguito dei test nucleari fuori terra. Ogni atomo di Carbonio-14 viene confrontato con le altre particelle del campione. Il dottor Fuller paragona la ricerca come fosse applicata su una massa d'acqua di 20 piscine olimpioniche. "Siamo alla ricerca di un ago in un pagliaio," dice il dott. Fahrni.

Dopo aver testato 32 vini prestatigli da un gentile collezionista, praticamente il padre di Fuller, il team di ricerca è stato in grado di datarne 23, che corrisponde ad un 72%. Ora sono impegnati a lavorare su un dispositivo portatile, che permetterà così agli investigatori, di effettuare campionamenti direttamente in cantina, prima di analizzare i risultati in un laboratorio.

Non c'è però sicurezza del cento per cento di precisione, anche perché alcuni tappi di sughero mantengono una certa permeabilità meno di altri, limitando così la quantità di campione, e la relativa contaminazione col carbonio e non ultimo va aggiunto sempre un certo grado di imprevedibilità.

Prossimamente il team ha in programma di testare vini con note caratteristiche di contraffazione, per verificare l'affidabilità del metodo. I ricercatori credono che ci siano anche altri composti chimici da analizzare per fiutare un vino imperfetto. "Aldilà dell'autenticità di un vino, il metodo potrebbe servire a chi acquista, per verificare se il vino è difettato o ha raggiunto il suo picco di maturità", afferma Fuller, sperando che, quello che era iniziato come un progetto divertente, potrebbe un giorno ripristinare la fiducia dei consumatori.

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