I viticoltori francesi a caccia di varietà di uva resistente al cambiamento di clima
L'esperimento con vitigni provenienti dalle regioni più calde del mondo
Estati torride, condizioni meteorologiche instabili, i viticoltori francesi si affidano alla ricerca per far fronte all'inevitabile cambiamento climatico.
I produttori ancora non dimenticano la vendemmia del 2003, in cui la minaccia del cambiamento climatico ha dato ampia prova di se, con uve, in alcune aree del Paese, letteralmente fuse sulle viti.
L'estate del 2015 è stata eccezionalmente secca, ed in Francia si registra il terzo-luglio più caldo dal 1900, con precipitazioni di meno della metà rispetto al solito.
L'ondata di caldo ha significato una maturazione di uve Gamay, nel Beaujolais a nord di Lione, molto più veloce, con una vendemmia anticipata al 24 agosto, un mese prima di due anni fa.
Gli scienziati quest'anno hanno isolato alcune aeree nel Beaujolais con varietà sperimentali di uve in modo da osservare quali di queste fossero le più adattabili alle estati calde. Gli sforzi si sono concentrati sul Gamay, il vitigno principale della regione. La ricerca si è indirizzata verso uve con acini di dimensioni maggiori, con una buccia più spessa e con un grappolo più spargolo, quindi immune dal problema del marciume
Anche se non è stata trovata una corrispondenza perfetta, una possibilità viene da Pully, in Svizzera occidentale, sulle rive del Lago di Ginevra. Si tratta di un mix di Gamaret, discendente da un vitigno tedesco chiamato Reichensteiner, e Gamay.
A sud di Bordeaux, questo autunno, i ricercatori vinificheranno piccole partite di uve, provenienti da un vigneto sperimentale con 52 vitigni in gran parte sconosciuti alla regione. Sono stati prelevati da regioni vinicole solitamente più calde come la Grecia, la Spagna, l'Italia e il Portogallo, il vigneto di prova è stato impiantato nel 2009 nella denominazione Pessac-Léognan, le varietà sono Sangiovese, Touriga Nacional, Xinomavro e Assyrtiko.
Una volta che le partite finali saranno state analizzate, i sindacati dei coltivatori delle denominazioni di Bordeaux, osserveranno i dati, così da poter scegliere i vitigni che ritengono più adatti a produrre un vino con caratteristiche tipiche della loro denominazione.
"Nel Beaujolais, la creazione di un ibrido, con una nuova varietà di uva, potrebbe anche funzionare, come se fosse un blend di uve. Ma chiedere a un produttore di vino di Borgogna, che lavora solo con pinot nero, di cambiare le varietà, non sarà così semplice", commenta Hervé Quenol, direttore della ricerca presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, CNRS.
Noi non sappiamo se ci saranno ancora vigneti in Francia nel 2050, ma per ora la vera preoccupazione è quella di sapere se saremo in grado di fare il vino con le stesse caratteristiche evitando di modificare varietà e posizione dei vigneti.
L'esperimento con vitigni provenienti dalle regioni più calde del mondo
Estati torride, condizioni meteorologiche instabili, i viticoltori francesi si affidano alla ricerca per far fronte all'inevitabile cambiamento climatico.
I produttori ancora non dimenticano la vendemmia del 2003, in cui la minaccia del cambiamento climatico ha dato ampia prova di se, con uve, in alcune aree del Paese, letteralmente fuse sulle viti.
L'estate del 2015 è stata eccezionalmente secca, ed in Francia si registra il terzo-luglio più caldo dal 1900, con precipitazioni di meno della metà rispetto al solito.
L'ondata di caldo ha significato una maturazione di uve Gamay, nel Beaujolais a nord di Lione, molto più veloce, con una vendemmia anticipata al 24 agosto, un mese prima di due anni fa.
Gli scienziati quest'anno hanno isolato alcune aeree nel Beaujolais con varietà sperimentali di uve in modo da osservare quali di queste fossero le più adattabili alle estati calde. Gli sforzi si sono concentrati sul Gamay, il vitigno principale della regione. La ricerca si è indirizzata verso uve con acini di dimensioni maggiori, con una buccia più spessa e con un grappolo più spargolo, quindi immune dal problema del marciume
Anche se non è stata trovata una corrispondenza perfetta, una possibilità viene da Pully, in Svizzera occidentale, sulle rive del Lago di Ginevra. Si tratta di un mix di Gamaret, discendente da un vitigno tedesco chiamato Reichensteiner, e Gamay.
A sud di Bordeaux, questo autunno, i ricercatori vinificheranno piccole partite di uve, provenienti da un vigneto sperimentale con 52 vitigni in gran parte sconosciuti alla regione. Sono stati prelevati da regioni vinicole solitamente più calde come la Grecia, la Spagna, l'Italia e il Portogallo, il vigneto di prova è stato impiantato nel 2009 nella denominazione Pessac-Léognan, le varietà sono Sangiovese, Touriga Nacional, Xinomavro e Assyrtiko.
Una volta che le partite finali saranno state analizzate, i sindacati dei coltivatori delle denominazioni di Bordeaux, osserveranno i dati, così da poter scegliere i vitigni che ritengono più adatti a produrre un vino con caratteristiche tipiche della loro denominazione.
"Nel Beaujolais, la creazione di un ibrido, con una nuova varietà di uva, potrebbe anche funzionare, come se fosse un blend di uve. Ma chiedere a un produttore di vino di Borgogna, che lavora solo con pinot nero, di cambiare le varietà, non sarà così semplice", commenta Hervé Quenol, direttore della ricerca presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, CNRS.
Noi non sappiamo se ci saranno ancora vigneti in Francia nel 2050, ma per ora la vera preoccupazione è quella di sapere se saremo in grado di fare il vino con le stesse caratteristiche evitando di modificare varietà e posizione dei vigneti.
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