Donne in Campo-Cia: “Agricoltura, entri nelle scuole come materia di studio”
Imparare facendo. Educare le nuove generazioni a comprendere l’importanza del settore primario per la crescita del nostro Paese.
La proposta lanciata dalla presidente Mara Longhin oggi all’incontro a Montecitorio con Laura Boldrini e le altre associazioni femminili: “Su questo chiediamo alla presidente della Camera di darci il suo appoggio. Riconoscere valenza educativo-esperienziale delle Fattorie didattiche”.
L’agricoltura entri a pieno titolo nelle scuole come materia trasversale di studio. Per educare le nuove generazioni a un’alimentazione sana e corretta, alla tutela dell’ambiente e all’importanza del settore primario per la crescita del Paese. E’ la proposta lanciata dalle Donne in Campo-Cia, che hanno chiesto l’appoggio della presidente della Camera Laura Boldrini per trasformare un auspicio in un progetto vero e proprio.
L’occasione è stata l’incontro che si è tenuto oggi a Montecitorio, dal titolo “Le donne condizione della crescita”, tra la Boldrini, le componenti femminili di sindacati e associazioni di categoria e le deputate dell’Intergruppo parlamentare per le donne, i diritti e le pari opportunità.
“Bisogna riconoscere la valenza educativo-esperienziale delle Fattorie didattiche, che oggi ospitano centinaia di scolaresche nelle aziende agricole - ha spiegato la presidente nazionale di Donne in Campo, Mara Longhin, nel suo intervento -. Le Fattorie didattiche sono un’esperienza straordinaria e innovativa che rientra nella modalità di apprendimento basata sull’imparare facendo”.
Quindi incoraggiare gli studenti di tutte le età a fare esperienza diretta sui campi per la crescita formativa e l’educazione a un’alimentazione corretta e consapevole. “Si tratta di un investimento a lungo termine - ha aggiunto Longhin -. E’ necessario investire nella conoscenza per far diventare i giovani di oggi cittadini consapevoli di domani. Perché, indipendentemente dall’appartenenza o meno al mondo agricolo, ognuno deve avere la consapevolezza che con le sue scelte determinerà il futuro di un territorio, dell’agricoltura italiana”.
Imparare facendo. Educare le nuove generazioni a comprendere l’importanza del settore primario per la crescita del nostro Paese.
La proposta lanciata dalla presidente Mara Longhin oggi all’incontro a Montecitorio con Laura Boldrini e le altre associazioni femminili: “Su questo chiediamo alla presidente della Camera di darci il suo appoggio. Riconoscere valenza educativo-esperienziale delle Fattorie didattiche”.
L’agricoltura entri a pieno titolo nelle scuole come materia trasversale di studio. Per educare le nuove generazioni a un’alimentazione sana e corretta, alla tutela dell’ambiente e all’importanza del settore primario per la crescita del Paese. E’ la proposta lanciata dalle Donne in Campo-Cia, che hanno chiesto l’appoggio della presidente della Camera Laura Boldrini per trasformare un auspicio in un progetto vero e proprio.
L’occasione è stata l’incontro che si è tenuto oggi a Montecitorio, dal titolo “Le donne condizione della crescita”, tra la Boldrini, le componenti femminili di sindacati e associazioni di categoria e le deputate dell’Intergruppo parlamentare per le donne, i diritti e le pari opportunità.
“Bisogna riconoscere la valenza educativo-esperienziale delle Fattorie didattiche, che oggi ospitano centinaia di scolaresche nelle aziende agricole - ha spiegato la presidente nazionale di Donne in Campo, Mara Longhin, nel suo intervento -. Le Fattorie didattiche sono un’esperienza straordinaria e innovativa che rientra nella modalità di apprendimento basata sull’imparare facendo”.
Quindi incoraggiare gli studenti di tutte le età a fare esperienza diretta sui campi per la crescita formativa e l’educazione a un’alimentazione corretta e consapevole. “Si tratta di un investimento a lungo termine - ha aggiunto Longhin -. E’ necessario investire nella conoscenza per far diventare i giovani di oggi cittadini consapevoli di domani. Perché, indipendentemente dall’appartenenza o meno al mondo agricolo, ognuno deve avere la consapevolezza che con le sue scelte determinerà il futuro di un territorio, dell’agricoltura italiana”.
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