Il bel Paese a tavola
Secondo l’OMS “l’alimentazione
è uno dei fattori che incidono più fortemente sull’accrescimento, sullo
sviluppo fisico e mentale, sull’aspetto estetico sul rendimento e sulla
produttività degli individui nonché sul loro stato di salute”
Basta
questa affermazione per capire che le abitudini alimentari possono
predire il destino di una nazione. Al di là degli aspetti economici e
sociali, che in ogni caso meriterebbero una profonda riflessione, se ci
concentriamo sul pianeta salute ci si può chiedere in che misura la
popolazione italiana abbia un comportamento alimentare virtuoso rispetto
ai canoni scientifici universalmente accettati.
A questa domanda danno
una risposta concreta recenti studi epidemiologici di popolazione
condotti negli ultimi dieci anni. Ci riferiamo in particolare a tre
progetti riguardanti gli adulti, vale a dire il Rapporto CENSIS per
Coldiretti del 2012; lo Studio epidemiologico Moli-Sani, iniziato nel
2005 e ancora in corso e all’ Health Examination Survey pubblicato
dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2014.
Il primo di questi studi è forse il più
significativo essendo stato condotto su tutto il territorio nazionale
con una impostazione metodologica ineccepibile e su questo incentrerò
la mia disamina. I dati si riferiscono a 10.000 soggetti di età compresa
tra 35 e 74 anni osservati nell’indagine «Osservatorio epidemiologico
cardiovascolare/Health Examination Survey» .
Si tratta di un indagine a
campione che ricorda quelle analoghe condotte negli USA a partire dagli
anni ’70 note come NHANES ( National Health and Nutrition Examination
Survey). L’indagine è stata condotta tra il 2008 e il 2012 nell’ambito
dell’accordo di collaborazione tra Istituto superiore di sanità e
Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO). Le
informazioni sulle abitudini alimentari sono state raccolte attraverso
un questionario “food frequency” arricchito da figure per la definizione
delle porzioni; le informazioni su abitudine al fumo, attività fisica e
consumo di alcol sono auto-riportate.
Lo studio delle abitudini
alimentari è stato effettuato mediante il questionario EPIC messo a
punto dall’istituto dei Tumori di Milano. Lo stile alimentare corretto è
stato definito seguendo le indicazioni della piramide alimentare e
calcolando le quantità delle porzioni a partire dai Livelli di
assunzione di riferimento di nutrienti ed energia 2012 (LARN). I
risultati sono stati pubblicati nel maggio di quest’anno sull’autorevole
Italian Journal of Cardiology e disponibili on line sul sito
dell’Istituto Superiore di Sanità. http://www.cuore.iss.it/fattori/alimentazione.asp
Ma quale è lo stile alimentare corretto?
Si tratta di otto semplici parametri che forse tutti dovremmo tenere a
mente vale a dire:
- consumo giornaliero di verdura corrispondente o superiore a 200 grammi (pari a 2-3 porzioni)
- consumo giornaliero di frutta compreso fra 200 e 500 g (pari a 2-3 porzioni)
- consumo di pesce almeno 2 volte a settimana (circa 150 g per porzione)
- consumo di formaggi per non più di 3 volte a settimana (circa 75 g per porzione)
- consumo di salumi e insaccati per non più di due volte a settimana (circa 50 g per porzione)
- consumo di dolci per non più di 2 volte a settimana (circa 100 g per porzione)
- consumo di bibite zuccherate inferiore a una la settimana (circa 330 ml, ovvero una lattina)
- il consumo di alcol non superiore a 20 g al giorno per gli uomini e non più di 10 g per le donne, corrispondenti alla somma del consumo di vino, birra e superalcolici.
Che pagella prendono gli italiani su
questo compito a casa? I voti purtroppo sono piuttosto bassi e se
questo fosse un esame di maturità la maggior parte dei soggetti non
percepirebbe il diploma di merito.
Solo il 30% della popolazione della
fascia di età adulta consuma infatti giornalmente una quantità di
verdura adeguata (pari a 2-3 porzioni al giorno), un po’ più del 30%
consuma pesce almeno 2 volte a settimana e solo il 15% consuma dolci
secondo le raccomandazioni (non più di 2 volte a settimana).
Va meglio
il consumo raccomandato di frutta e quello adeguato di formaggi.
Importanti differenze di genere a favore delle donne si hanno nel
consumo adeguato di salumi e insaccati e in quello di alcool.
E’ interessante notare che il 50%-60%
dei cittadini italiani intervistati in un altro importante studio
epidemiologico promosso da Coldiretti ed effettuato nel 2012 dalla
Fondazione Censis sia convinta di mangiare frutta e verdura a
sufficienza.
Questo dato è una spia del fatto che le cattive abitudini
alimentari nascono probabilmente da una mancanza di conoscenza dei
presupposti scientifici, probabilmente legata alla mancanza di
educazione scolastica su questo tema.
Lo conferma un altro dato,
derivato sempre da questa ultima indagine: solo un terzo degli italiani
dichiara di essere consapevole che l’alimentazione è tra i fattori
importanti per la salute e conseguentemente è importante seguire una
dieta sana. Potremmo chiederci quanti cittadini poi sanno effettivamente
cosa significa dieta sana…
Complessivamente solo l’11% dei maschi e
il 24% delle femmine segue cinque o più abitudini alimentari corrette,
livello questo che consente se combinato con l’astinenza dal fumo e lo
svolgimento di attività fisica regolare di attribuire l’appartenenza ad
un corretto stile di vita.
Prendendo quest’ultimo come parametro la
situazione è ancora più drammatica dal momento che solo il 7% degli
uomini e il 13 % delle donne italiane rientra in questa categoria. I
deficit più evidenti sono a carico della bassa assunzione di verdura (
solo il 30% dei maschi e 31% delle femmine ne assume abbastanza) e della
eccessiva propensione ai dolci ( solo il 14% dei maschi e il 15% delle
femmine segue le raccomandazioni).
E la situazione dei bambini e
adolescenti? A partire dal 2007, il Ministero della Salute/CCM ha
promosso e finanziato lo sviluppo e l’implementazione nel tempo del
sistema di sorveglianza OKkio alla SALUTE, coordinato dal Centro
Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
dell’Istituto Superiore di Sanità e condotto in collaborazione con le
Regioni e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
che nell’ultima tornata del 2012 ha coinvolto un campione di 2622 classi
della scuola primaria, con 46.483 bambini e 48.668 genitori coinvolti,
distribuiti in tutte le Regioni italiane.
Si tratta quindi di uno studio
epidemiologico di grandissime dimensioni, in grado di fotografare la
realtà in maniera attendibile. Questi i risultati principali: nonostante
un lieve miglioramento della percentuale di bambini che pratica
attività fisica, sono ancora troppo frequenti abitudini alimentari
scorrette e comportamenti sedentari.
Infatti sul piano nutrizionale è
emerso che il 9% dei bambini salta la prima colazione mentre per il 31%
non è adeguata, il 65% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante,
il 22% non consuma quotidianamente frutta e/o verdura e il 44% consuma
abitualmente bevande zuccherate e/o gassate; solo il 26% dei ragazzi
dichiara di mangiare frutta tutti i giorni e la percentuale crolla
ulteriormente in relazione ai consumi di verdure e ortaggi (8%).
L’indagine ha purtroppo confermato livelli elevati di eccesso ponderale
infantile in Italia osservati nelle prime due raccolte (2008 e 2010),
collocando il nostro paese tra i primi posti in Europa.
L’unico dato
relativamente incoraggiante è la diminuzione della percentuale di
bambini tra gli 8 e i 9 anni in eccesso ponderale. Infatti, i dati
rilevati nel 2012 indicano che il 22,2% dei bambini è in sovrappeso e il
10,6% obeso, valori che nelle precedenti rilevazioni erano
rispettivamente 23,2% (2008-09) e 23,0% (2010) per il sovrappeso e 12,0%
(2008-09) e 11,2% (2010) per l’obesità.
I dati epidemiologici attualmente
disponibili indicano in buona sostanza che nel nostro paese sono
ancora troppo frequenti abitudini alimentari scorrette e comportamenti
sedentari. In pratica solo un italiano su dieci pratica un corretto
stile di vita.
Un intervento educazionale massiccio
potrebbe incidere significativamente con risparmi economici
considerevoli per le spese legate a malattie croniche, cardiovascolari
in primis, e quindi vi è l’impellente necessità di aumentare gli sforzi
comuni per contrastare tale fenomeno.
La scuola gioca un ruolo fondamentale
nel processo educativo in età infantile e adolescenziale e pertanto
sempre più spazio dovrà essere dato all’insegnamento dei corretti
comportamenti alimentari con una comunicazione efficace, basata sulle
nuove tecnologie come le app. e i social networks a cui gli adolescenti
sono maggiormente esposti e predisposti.
L’ esempio proveniente da grandi
campioni sportivi può essere determinante per molti giovani e quindi un
grande aiuto dovrebbe venire anche dallo sport. Purtroppo anche in
questo settore, dove l’alimentazione gioca notoriamente un ruolo
fondamentale nel garantire una performance ottimale, vi è un notevole
margine di miglioramento per ciò che riguarda la consapevolezza dei
giovani atleti sui principi base di una buona alimentazione. E’ quindi
necessario unire gli sforzi da parte di tutte le istituzioni pubbliche e
private coinvolte per migliorare la consapevolezza degli utenti finali
sull’importanza della buona nutrizione, vera base per un miglioramento
effettivo dei nostri comportamenti.
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