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Consorzio tutela vini Igt Emilia

Riconosciuto il Consorzio tutela vini Igt Emilia
Con decreto Mipaaf del 6 ottobre 2014
Con decreto del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali del 6 ottobre 2014, pubblicato sulla Gu n. 252 del 29 ottobre 2014, è stato riconosciuto il Consorzio di tutela vini Emilia ed è stato affidato l’incarico a svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi di cui all’articolo 17, comma 1 e 4 del decreto legislativo 8 aprile 2010, n. 61, per la Igt Emilia


Il Consorzio di tutela vini di tutela vini Emilia ha sede legale in Modena, via Virgilio 65. L’incarico conferito ha durata di tre anni a decorrere dalla data di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.

La denominazione “Emilia” o “dell’Emilia”, preceduta dal nome del vitigno ha avuto origine nei primi anni del novecento ed assume una importanza  quantitativa di grande rilievo nella zona emiliana riconducibile alle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna. 

Con l’uva dei vitigni emiliani si preparano da oltre 50 anni vini molto ricercati e diffusi in commercio, proposti al largo consumo nella tipologia frizzante, dotati di una certa finezza, di basso grado alcolico, leggeri, caratterizzati da profumi netti e gradevoli.

Grazie a queste caratteristiche in grado di soddisfare le esigenze e le aspettative dei consumatori i vini ad Indicazione Geografica Protetta “Emilia” o “dell’Emilia” hanno dato origine a un consistente distretto socioeconomico costituita da numerosi produttori viticoli affiliati alle cantine sociali cooperative di prima  trasformazione e da una significativa presenza di aziende di elaborazione e di imbottigliamento.

L’umile champagne dell’Emilia-Romagna. Così negli anni ’50 Mario Soldati descriveva il lambrusco nel suo indimenticabile “Vino al vino”. Da allora tante cose sono cambiate, ma il lambrusco, sempre per citare Soldati, resta quel vino che nella grande maggioranza dei casi, si crede di conoscerlo, e invece lo si ignora. La forza di questa storia però è proprio in quell’avere attraversato il tempo proteggendo dalla ribalta la sua anima contadina.

Il legame con la terra è l’arma in più che questo vino ha recuperato dal passato, è l’occasione per essere coinvolti in una comunità che riesce a fare festa nascosta tra le leggendarie nebbie della provincia. E che protegge una filiera unica al mondo per varietà e qualità, ostinatamente tramandata per generazioni, una machina memorialis per dirla con Alessandra Meldolesi, dove il Ricordo compone una biografia, da un produttore al successivo, a ritroso sin dove si può. E qui, con il lambrusco, la filiera arriva talmente indietro da consegnare al presente una famiglia di viti “brusche” diverse da tutte le altre, uniche e certamente inimitabili.

In bocca al lupo




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