Lieviti e batteri: l’esperimento della fermentazione simultanea
Insieme è meglio. Lo studio come possibile strategia per
prevenire fermentazioni incomplete
L’attività microbica più importante cui si deve la
trasformazione del mosto in vino è la fermentazione alcolica, che è condotta da
lieviti Saccharomyces. In molti vini, però, dopo l’alcolica ha luogo una
seconda fermentazione, batterica, in seguito alla quale l’acido malico è
convertito in acido lattico ed anidride carbonica: è la fermentazione malolattica,
che provoca una notevole evoluzione del prodotto e rilevanti variazioni nel suo
quadro sensoriale. Oltre a diminuire l’acidità del vino (l’acido malico è
dicarbossilico, mentre il lattico ha un solo gruppo carbossilico), la
fermentazione malolattica ne aumenta la complessità aromatica e la morbidezza.
Nel campo della vinificazione, quindi, la fermentazione
malolattica è un aspetto fondamentale per ottenere un alta qualità dei vini.
Purtroppo, in casi particolari, l’evoluzione di questo processo non avviene nel
modo desiderato, e questo a causa degli evidenti limiti
dei batteri che ne sono responsabili.
Per batteri lattici si intendono, non quelli
comunemente presenti nel formaggio o nello yogurt, bensì quelle poche specie
che riescono ad adattarsi alle condizioni ambientali del vino, che sono assai
ostili alla loro sopravvivenza a causa della presenza di anidride solforosa, contenuto alcolico elevato e pH fortemente acido. Di regola riescono a
crescere nel vino solo i batteri della specie Oenococcus oeni, che hanno
cellule di forma sferica (cocchi) solitamente unite a due a due, e che durante
la fermentazione malolattica tendono a formare lunghe catenelle.
Di tanto in tanto si possono trovare anche altri batteri,
dei generi Lactobacillus, Leuconostoc o Pediococcus, che si distinguono
dall’Oenococcus perché moltiplicandosi non formano catenelle, oppure hanno
cellule più allungate, a forma di bastoncino. Generalmente si cerca di impedire
lo sviluppo di queste altre specie, perché sono forti produttrici di acido
acetico e hanno caratteristiche enologiche complessive piuttosto scadenti.
I batteri Oenococcus oeni sono quelli più resistenti della specie e si trovano
in condizioni davvero “estreme” e molto prossime ai limiti di sopravvivenza,
tanto che per la trasformazione di 4-5 g/l di acido malico impiegano anche
15-20 giorni. Un decorso così lungo può essere critico per tutti quei
prodotti che devono essere lavorati e messi in commercio in tempi brevi, e
rappresenta comunque un rischio nella stagione in cui ha luogo la fermentazione
malolattica, quando si possono verificare improvvisi abbassamenti di
temperatura che ne determinano un arresto fino alla successiva primavera.
In questo lavoro i ricercatori hanno confrontato l'attività
di un ceppo di Oenococcus oeni in fermentazione malolattica di un mosto di uve
Chardonnay, utilizzando protocolli di vinificazione differenti, caratterizzati da
inoculi sequenziali o simultanei. Pe fermentazione simultanea si intende l’inoculo
di colture selezionate di batteri nel mosto d’uva, circa 48 ore dopo l’introduzione
del lievito secco, o quando la coltura di lievito ha iniziato la fermentazione
alcolica.
La ragione di questo procedimento è dovuto al fatto che il
mosto d'uva in queste condizioni si trova in un ambiente più adatto a favorire
la crescita microbica nel vino, perché non contiene la maggioranza dei fattori
limitanti sopra elencati. Gli ostacoli all’attività microbica, accumulati
gradualmente durante la fermentazione alcolica, daranno il tempo necessario affinché
la biomassa batterica si adatti, garantendo una maggiore possibilità di
sopravvivenza dei batteri lattici.
Considerando che il consumo di zuccheri e acido malico
avviene simultaneamente, i batteri utilizzati nel vino in fermentazione devono
essere specificamente adattati, al fine di evitare fenomeni di deterioramento
associati al consumo di zuccheri da parte dei batteri lattici in via di
fermentazione alcolico/lattica. Tuttavia, una mirata selezione di microrganismi
nel vino, una appropriata vinificazione ed un attento monitoraggio della
fermentazione, ridurrà questi rischi, garantendo risultati efficaci in diversi
tipi di vino.
Gli esperimenti sono stati condotti nella Cantina
Sperimentale della Fondazione Edmund Mach, dove si è svolto sia il monitoraggio,
che l'evoluzione della fermentazione e l’impatto finale del vino indotto
attraverso differenti caratteristiche di gestione della fermentazione alcolica
e FML, e questo per sottolineare i rischi e le opportunità associate ai diversi
tempi di inoculo dei batteri durante vinificazione. Tre campioni di vino sono
stati prodotti, con tre differenti procedimenti di vinificazione:
1) Fermentazione simultanea
2) Fermentazione tradizionale
3) Fermentazione con malolattica spontanea
Successivamente all'esperimento si è tenuta una degustazione
dei tre vini condotta da un gruppo di esperti
che hanno potuto aiutare ad interpretare l'effetto dei cambiamenti sulla
qualità analitica dei vini prodotti. La degustazione è stata condotta 1 mese dopo
l'imbottigliamento, nella tarda primavera del 2014.
Il primo campione di vino ha mostrato avere eccezionali note
floreali ed assenza delle caratteristiche lattiche risultanti dall'attività
incontrollata dei batteri dell’acido lattico.
Il secondo campione, si caratterizza con un sapore di frutta
matura e note ossidative note ed una maggiore nota amara rispetto al campione
n° 1.
Il terzo campione infine, si caratterizza al gusto con una
forte nota fermentativa ed una moderata persistenza.
Queste differenze nei 3 vini sono probabilmente causate da
2 fattori: l'idoneità dei batteri ai diversi ambienti di fermentazione che
hanno un impatto significativo sulla produzione di composti secondari e la diversa
tempistica di vinificazione che, come nel caso delle prove di fermentazione
tradizionale e malolattica spontanea, ha visto un aumentato rischio di deviazione
ossidativa o, più in generale, di una
mancanza di miglioramento durante l'invecchiamento del vino a causa di una
prolungata latenza della microflora lattica.
Con la presente ricerca, si è voluto così dimostrare che la fermentazione simultanea con lievito e batteri, può essere una strategia di vinificazione interessante, anche se limitata a contesti specifici; una promettente alternativa a promuovere la sopravvivenza dei batteri, ovviando ad alcuni fattori limitanti, quali etanolo o altre sostanze tossiche prodotte dai lieviti. In questo caso specifico, la composizione chimica dell'uva aveva un valore di pH più elevato, necessario a garantire inoculi sicuri di batteri nel mosto d'uva. Il rischio di ottenere un vino scadente, dovuto al deterioramento dei batteri lattici, può così essere ridotto con l’utilizzo di ceppi selezionati di Oenococcus oeni che hanno un comportamento dimostrato in termini di fermentazione malolattica in presenza di zuccheri.
In conclusione, i rischi associati alla proliferazione di batteri lattici nell'uva non deve essere sottovalutato, così l'inoculo simultaneo può essere effettuato considerando due fattori fondamentali: la composizione dell'uva che deve minimizzare il rischio di deterioramento, ed un controllo analitico puntuale che consente l'identificazione precoce dei potenziale problemi. Se condotta in questo contesto, la fermentazione simultanea permette un aumento della tasso di successo per una FML ottimale, riducendo i tempi di vinificazione e garantendo vini con stili diversi rispetto a quelli prodotti utilizzando i protocolli della fermentazione tradizionale.
Con la presente ricerca, si è voluto così dimostrare che la fermentazione simultanea con lievito e batteri, può essere una strategia di vinificazione interessante, anche se limitata a contesti specifici; una promettente alternativa a promuovere la sopravvivenza dei batteri, ovviando ad alcuni fattori limitanti, quali etanolo o altre sostanze tossiche prodotte dai lieviti. In questo caso specifico, la composizione chimica dell'uva aveva un valore di pH più elevato, necessario a garantire inoculi sicuri di batteri nel mosto d'uva. Il rischio di ottenere un vino scadente, dovuto al deterioramento dei batteri lattici, può così essere ridotto con l’utilizzo di ceppi selezionati di Oenococcus oeni che hanno un comportamento dimostrato in termini di fermentazione malolattica in presenza di zuccheri.
In conclusione, i rischi associati alla proliferazione di batteri lattici nell'uva non deve essere sottovalutato, così l'inoculo simultaneo può essere effettuato considerando due fattori fondamentali: la composizione dell'uva che deve minimizzare il rischio di deterioramento, ed un controllo analitico puntuale che consente l'identificazione precoce dei potenziale problemi. Se condotta in questo contesto, la fermentazione simultanea permette un aumento della tasso di successo per una FML ottimale, riducendo i tempi di vinificazione e garantendo vini con stili diversi rispetto a quelli prodotti utilizzando i protocolli della fermentazione tradizionale.
Together is better. Experience
of simultaneous fermentation
of yeast and bacteria as a possible
strategy to prevent stuck
fermentation in difficult wines. Raffaele Guzzon, Mario Malacarne,
Sergio Moser, Roberto Larcher. Technology Transfer Centre, Edmund
Mach Foundation, San Michele all’Adige
(TN), Italy
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