VITIGNI E VITICOLTURE MINORI NEL TESTO UNICO SUL VINO
Una Rete di 450 Comuni chiede il riconoscimento giuridico
Dalla Convention di primavera delle Città del Vino, svoltasi tra Asti e Novara, un invito alla commissione Agricoltura della Camera per interventi di aggiustamento al Testo Unico della Vite e del Vino, in particolare sulla definizione normativa dei vitigni. All’On. Massimo Fiorio, presente all’assemblea dei sindaci dei 450 Comuni associati, il presidente delle Città del Vino, Pietro Iadanza, ha consegnato le richieste dell’Associazione sul processo di semplificazione normativa, con particolare attenzione alle viticolture minori e alla tutela ambientale e del suolo.
“Sul Testo Unico ci sono due aspetti che secondo noi vanno migliorati e chiariti – sottolinea il direttore delle Città del Vino, Paolo Benvenuti -. Il primo riguarda i vitigni, che andrebbero riconosciuti come bene comune e sottoposti a maggior tutela pubblica e normativa. La seconda questione riguarda le viticolture. Il nostro Paese ha una grande varietà ed eterogeneità che comprende tante viticolture minori e particolari, di montagna, eroiche, delle isole, etc, che andrebbero rafforzate, tutelate e riconosciute con chiarezza. Penso al caso del Moscato di Saracena, una piccolissima produzione del Pollino calabrese, che finora è impossibile ricondurre all’ambito delle Doc perché prodotto in maniera particolare: si aggiunge al mosto cotto un mosto di uve appassite ma quest’unione non è ancora riconosciuta a livello normativo, anche se è un metodo antico e tradizionale”.
L’altro tema su cui le Città del Vino stanno lavorando già da tempo è quello del riconoscimento pubblico delle Associazioni di Identità, iniziativa portata avanti insieme all’Associazione delle Città dell’Olio. “E’ importante riuscire a ottenere un riconoscimento giuridico – ha sottolineato il presidente Pietro Iadanza - per poter svolgere un ruolo più efficace di promozione ambientale, culturale ed enoturistica al servizio dei territori di qualità, accreditandoci presso i Ministeri, le Regioni e le istituzioni europee e poter partecipare direttamente a bandi e progetti di ampio respiro”.
La Convention di primavera si è conclusa con l’apertura del concorso tra i Comuni per l’elezione della “Città del Vino Europea 2016”, che il prossimo anno vedrà protagonista un territorio italiano. Per presentare le candidature i Comuni hanno tempo fino al 7 settembre. La “Capitale Europea della Cultura del Vino” si presenterà al pubblico per tutto il 2016 con un ricco programma di attività culturali, formative e di sensibilizzazione sui temi enoturistici e di qualità ambientale. Dopo Palmela (Portogallo, 2012), dove si produce il Moscato di Setubal; Marsala (2013), importante zona siciliana dove si produce il vino Marsala; Jerez de la Frontera (nel 2014) zona di produzione dello Sherry; e Reguengos de Monsaraz (Alentejo, Portogallo, 2015); il concorso tra le Città del Vino d’Europa, che fanno capo alla rete Recevin, l’anno prossimo torna in Italia. La “Capitale Europea della Cultura del Vino 2016” sarà annunciata a novembre.
Ecco invece prossimi grandi appuntamenti delle Città del Vino: il concorso enologico La Selezione del Sindaco, i cui vincitori verranno annunciati a inizio giugno (quest’anno partecipano 1.046 campioni di vino italiani e stranieri). Inoltre Calici di Stelle, tradizionale manifestazione estiva che si svolge nelle piazze di oltre 200 Città del Vino italiane. E a metà ottobre la Convention d’autunno a Genzano (Roma), durante la quale sarà eletto il nuovo Presidente delle Città del Vino, in carica per il prossimo trienno.
Una Rete di 450 Comuni chiede il riconoscimento giuridico
Sono le principali richieste avanzate dall’Associazione Nazionale Città del Vino durante la Convention piemontese appena conclusa. Si aprono le candidature per la “Città del Vino Capitale Europea 2016”: stavolta sarà un Comune italiano.
Dalla Convention di primavera delle Città del Vino, svoltasi tra Asti e Novara, un invito alla commissione Agricoltura della Camera per interventi di aggiustamento al Testo Unico della Vite e del Vino, in particolare sulla definizione normativa dei vitigni. All’On. Massimo Fiorio, presente all’assemblea dei sindaci dei 450 Comuni associati, il presidente delle Città del Vino, Pietro Iadanza, ha consegnato le richieste dell’Associazione sul processo di semplificazione normativa, con particolare attenzione alle viticolture minori e alla tutela ambientale e del suolo.
“Sul Testo Unico ci sono due aspetti che secondo noi vanno migliorati e chiariti – sottolinea il direttore delle Città del Vino, Paolo Benvenuti -. Il primo riguarda i vitigni, che andrebbero riconosciuti come bene comune e sottoposti a maggior tutela pubblica e normativa. La seconda questione riguarda le viticolture. Il nostro Paese ha una grande varietà ed eterogeneità che comprende tante viticolture minori e particolari, di montagna, eroiche, delle isole, etc, che andrebbero rafforzate, tutelate e riconosciute con chiarezza. Penso al caso del Moscato di Saracena, una piccolissima produzione del Pollino calabrese, che finora è impossibile ricondurre all’ambito delle Doc perché prodotto in maniera particolare: si aggiunge al mosto cotto un mosto di uve appassite ma quest’unione non è ancora riconosciuta a livello normativo, anche se è un metodo antico e tradizionale”.
L’altro tema su cui le Città del Vino stanno lavorando già da tempo è quello del riconoscimento pubblico delle Associazioni di Identità, iniziativa portata avanti insieme all’Associazione delle Città dell’Olio. “E’ importante riuscire a ottenere un riconoscimento giuridico – ha sottolineato il presidente Pietro Iadanza - per poter svolgere un ruolo più efficace di promozione ambientale, culturale ed enoturistica al servizio dei territori di qualità, accreditandoci presso i Ministeri, le Regioni e le istituzioni europee e poter partecipare direttamente a bandi e progetti di ampio respiro”.
La Convention di primavera si è conclusa con l’apertura del concorso tra i Comuni per l’elezione della “Città del Vino Europea 2016”, che il prossimo anno vedrà protagonista un territorio italiano. Per presentare le candidature i Comuni hanno tempo fino al 7 settembre. La “Capitale Europea della Cultura del Vino” si presenterà al pubblico per tutto il 2016 con un ricco programma di attività culturali, formative e di sensibilizzazione sui temi enoturistici e di qualità ambientale. Dopo Palmela (Portogallo, 2012), dove si produce il Moscato di Setubal; Marsala (2013), importante zona siciliana dove si produce il vino Marsala; Jerez de la Frontera (nel 2014) zona di produzione dello Sherry; e Reguengos de Monsaraz (Alentejo, Portogallo, 2015); il concorso tra le Città del Vino d’Europa, che fanno capo alla rete Recevin, l’anno prossimo torna in Italia. La “Capitale Europea della Cultura del Vino 2016” sarà annunciata a novembre.
Ecco invece prossimi grandi appuntamenti delle Città del Vino: il concorso enologico La Selezione del Sindaco, i cui vincitori verranno annunciati a inizio giugno (quest’anno partecipano 1.046 campioni di vino italiani e stranieri). Inoltre Calici di Stelle, tradizionale manifestazione estiva che si svolge nelle piazze di oltre 200 Città del Vino italiane. E a metà ottobre la Convention d’autunno a Genzano (Roma), durante la quale sarà eletto il nuovo Presidente delle Città del Vino, in carica per il prossimo trienno.
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