Vino&Marketing e il volto romantico del territorio
London Wine Fair: cambio di tendenza, stop alle troppe note di degustazione, è arrivato il tempo di descrivere il vino attraverso i luoghi da cui nasce
"Chi vuole vendere vino deve cambiare atteggiamento, rivolgendo l'attenzione al suo lato più romantico e soffermarsi di più sulla bellezza dei luoghi da cui nasce, piuttosto che bombardare i consumatori con l'uso e l'abuso di descrittori il più delle volte inutili".
E' quanto afferma il wine writer Guy Woodward ad un seminario durante la London Wine Fair di questa settimana, lo scrittore ha anche dichiarato che per la maggior parte delle persone il vino è qualcosa di molto romantico ed evocativo.
E' ormai evidente che la tendenza di chi ama bere del buon vino è quella di ascoltarlo, e vuole farlo attraverso parole che raccontano di luoghi e di storie, un approccio che può diventare un nuovo punto di incontro tra produttore e consumatore.
Nel Regno Unito eventi come la London Wine Fair, sono diventati un punto di riferimento e questo tipo di commercio può favorire una nuova cultura del vino, anche fatto di gesti come quello di aprire una bottiglia da far degustare prima dell'acquisto.
L'atto di versare vino, infatti, è una forma efficace di interazione per rimanere a più stretto contatto con il potenziale cliente, piuttosto che sottoporlo al consueto bombardamento di note degustative. Abbiamo ancora molto da imparare sul tipo di linguaggio da usare per descrivere un vino e l'utilizzo di certi descrittori, tendono a farlo diventare qualcosa di misterioso e non pienamente comprensibile a tutti.
Ed a proposito di linguaggio, secondo Woodward un applicazione come Vivino potrebbe raggiungere dei scopi ben precisi come lo scambio sociale di opinioni attraverso una rete, che a tutt'oggi, ha ben 8.5 milioni di utenti e un milione di scansioni di vino solo nel giorno di Natale. Le persone cercano pareri dai loro amici e dalle persone di cui si fidano. Un fenomeno questo che mette in secondo piano anche il ruolo del giornalista di vino, che sta di fatto diventando sempre meno rilevante.
Durante il seminario, Woodward ha mosso una giusta critica verso quelli che spendono più tempo a parlare con il 5% dei consumatori che conosce le differenze tra le diverse denominazioni di Borgogna, piuttosto che con il restante 95% che non le sa.
Lo scrittore ha anche evidenziato l'inutile utilizzo di termini tecnici da porre sulle etichette: non serve scrivere sul retro etichetta che il vino ha fatto la fermentazione malolattica o è stato affinato in un qualsivoglia recipiente. Per la maggior parte delle persone il vino vuole essere qualcosa di divertente e non ha molto interesse sulla quantità di tannino o di livelli di PH..
Infine Woodward pensa che una delle ragioni per cui il critico statunitense Robert Parker abbia avuto tanto successo con i consumatori, sia dovuto alla sua grande capacità di trasmettere "entusiasmo" nelle sue note di degustazione.
London Wine Fair: cambio di tendenza, stop alle troppe note di degustazione, è arrivato il tempo di descrivere il vino attraverso i luoghi da cui nasce
"Chi vuole vendere vino deve cambiare atteggiamento, rivolgendo l'attenzione al suo lato più romantico e soffermarsi di più sulla bellezza dei luoghi da cui nasce, piuttosto che bombardare i consumatori con l'uso e l'abuso di descrittori il più delle volte inutili".
E' quanto afferma il wine writer Guy Woodward ad un seminario durante la London Wine Fair di questa settimana, lo scrittore ha anche dichiarato che per la maggior parte delle persone il vino è qualcosa di molto romantico ed evocativo.
E' ormai evidente che la tendenza di chi ama bere del buon vino è quella di ascoltarlo, e vuole farlo attraverso parole che raccontano di luoghi e di storie, un approccio che può diventare un nuovo punto di incontro tra produttore e consumatore.
Nel Regno Unito eventi come la London Wine Fair, sono diventati un punto di riferimento e questo tipo di commercio può favorire una nuova cultura del vino, anche fatto di gesti come quello di aprire una bottiglia da far degustare prima dell'acquisto.
L'atto di versare vino, infatti, è una forma efficace di interazione per rimanere a più stretto contatto con il potenziale cliente, piuttosto che sottoporlo al consueto bombardamento di note degustative. Abbiamo ancora molto da imparare sul tipo di linguaggio da usare per descrivere un vino e l'utilizzo di certi descrittori, tendono a farlo diventare qualcosa di misterioso e non pienamente comprensibile a tutti.
Ed a proposito di linguaggio, secondo Woodward un applicazione come Vivino potrebbe raggiungere dei scopi ben precisi come lo scambio sociale di opinioni attraverso una rete, che a tutt'oggi, ha ben 8.5 milioni di utenti e un milione di scansioni di vino solo nel giorno di Natale. Le persone cercano pareri dai loro amici e dalle persone di cui si fidano. Un fenomeno questo che mette in secondo piano anche il ruolo del giornalista di vino, che sta di fatto diventando sempre meno rilevante.
Durante il seminario, Woodward ha mosso una giusta critica verso quelli che spendono più tempo a parlare con il 5% dei consumatori che conosce le differenze tra le diverse denominazioni di Borgogna, piuttosto che con il restante 95% che non le sa.
Lo scrittore ha anche evidenziato l'inutile utilizzo di termini tecnici da porre sulle etichette: non serve scrivere sul retro etichetta che il vino ha fatto la fermentazione malolattica o è stato affinato in un qualsivoglia recipiente. Per la maggior parte delle persone il vino vuole essere qualcosa di divertente e non ha molto interesse sulla quantità di tannino o di livelli di PH..
Infine Woodward pensa che una delle ragioni per cui il critico statunitense Robert Parker abbia avuto tanto successo con i consumatori, sia dovuto alla sua grande capacità di trasmettere "entusiasmo" nelle sue note di degustazione.
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