Il “Rosa del Golfo” compie 50 anni. La storia del Rosa del Golfo vino simbolo di ricerca e innovazione
Come nasce un rosato
Forse ora è proprio il caso di dirlo "Rosè Mon Amour", e lo diciamo alla francese visto che proprio in Francia ed in particolare in Provenza, si annoverano i migliori vini rosè del mondo. Parlare di vino rosato italiano è sempre una sfida. L'immagine ancora non perfettamente nitida di questa tipologia di vino, va ora via via prendendo forma e sostanza, attirando a se un sempre maggior numero di veri appassionati. Anche le recenti statistiche sottolineano la progressiva ed esponenziale ascesa di un prodotto che sta diventando di fatto oggetto di desiderio di massa, soprattutto da parte dei giovani
Si è passato in pochi anni da un tiepido consumo, e limitato a specifiche categorie di persone, ad una sempre maggiore penetrazione del rosato sul mercato interno e straniero, mettendo in risalto la leadership italiana in questo settore che è il primo Paese esportatore mondiale di vini rosati ed il secondo dopo la Francia per produzione.
Tra le regioni italiane storicamente più vocate troviamo senz'altro la Puglia ed in particolare il Salento. Quella che raccontiamo oggi è proprio la storia di un grande rosato pugliese. Ma come nasce un rosato? Ed è proprio in occasione di un anniversario che vogliamo spiegarlo. Sono infatti passati 50 anni da quando furono prodotte le prime mille bottiglie del rosato “Rosa del Golfo”, nato da un sogno di Mino Calò, un vino che nell'arco di 10 anni divenne il rosato di riferimento a livello nazionale.
Abbiamo già parlato di questa dinamica azienda in occasione di una degustazione del loro Vigna Mazzì che consideriamo un piccolo gioiello, ambasciatore di come dovrebbe essere condotta una vinificazione in "rosa" modello. Questo è un piccolo grande sogno realizzato. E tutto quello che verrà sarà sempre una sfida dove tradizione ed innovazione necessariamente ed inevitabilmente si incontreranno.
Tutte le sfide più grandi infatti, nascono da un sogno ed alle volte un sogno va inseguito con costanza, passione, tenacia, volontà, amore… alle volte un sogno diventa battaglia, puntiglio, un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, alle volte un sogno è l’unica cosa che conta, e questa è la storia di come nasce un sogno…
Questa è la storia di un giovane ragazzo, tornato carico di sogni e aspettative dal Nord - da Alba, terra di grandi vini – dove aveva studiato Enologia, questa è la storia di Mino Calò e di suo padre Giuseppe, questa è la storia di un confronto e di uno scontro, dell’incontro di due grandi personalità che si “sfidarono” per raggiungere un nuovo traguardo.
Secondo il giovane Mino bisognava diminuire la quantità di vino prodotto a vantaggio della qualità, ed iniziare l’imbottigliamento, mettendo da parte la vendita del vino sfuso.
Secondo il Patriarca Giuseppe non era questa la strada da seguire e tra i due nacque una piccola disputa ed una sfida lanciata dal padre al figlio, affinché questo gli dimostrasse concretamente le sue teorie.
Iniziò così un periodo fatto di tentativi, di sconfitte e parziali vittorie, in cui Mino iniziò a vinificare da solo, provando e sbagliando, riprovando e risbagliando, un periodo ricco di prove e delusioni, crisi e poi di piccoli segnali via via sempre più positivi, fino a quando le prime 1000 bottiglie non furono pronte. Le prime 1000 bottiglie di Rosato “Rosa del Golfo”, era il 1964.
Mino era innamorato dei vini Rosati, e la scelta del vitigno fu “obbligata”, perché in Puglia il Rosato è Negroamaro.
Ai primi tentativi seguì la messa a punto del tradizionale sistema a “lacrima” – un metodo molto antico – che spesso veniva usato male e non serviva ad aumentare la qualità del vino.
(Il sistema a “lacrima” consiste nella raccolta del mosto fiore dal basso per caduta, ed era chiamato così dagli antichi perché, avendo una resa molto bassa, era altamente costoso tanto da far lacrimare).
Mino si accorse che, aumentando la pulizia nel procedimento e puntando sulle basse rese, si garantiva un Rosato di qualità superiore. Alla fine degli anni ’70 conobbe il giovane Angelo Solci, enologo con cui venne intrapreso un percorso di miglioramento, che ebbe il suo massimo splendore all’inizio degli anni ’80, quando venne installata in azienda una centrale di refrigerazione – la prima in assoluto a comparire in Puglia – per il controllo delle temperature dei vini, come si faceva per i grandi Bianchi al Nord. Questo procedimento, unito alla tradizione del “lacrima” segnò la nascita di un rosato innovativo mai visto prima di allora in Puglia, un vino di una qualità tanto più alta degli altri che nell’arco di 10 anni divenne il rosato di riferimento a livello nazionale.
La scelta del nome, che con il tempo corrispose a quello dell’azienda, fu quasi un dettaglio: il Rosa del vino unito al Golfo di Gallipoli, fu scelto da Mino con naturalezza, con passione e amore. L’amore per la propria terra, per i figli e per il vino. L’amore per i rapporti schietti e sinceri, come quello con Angelo Solci, ancora oggi enologo di Rosa del Golfo. L’amore per il dettaglio che nel corso degli anni è stato applicato anche alle etichette, rivisitate da alcuni tra i designer più famosi a livello nazionale, come Antonio Piccinardi autore della Prima storica etichetta.
L’amore per la Puglia, il Salento, l’amore per il Rosa del Golfo. Questa è la storia di Giuseppe Calò, di suo figlio Mino che ha trasformato il sogno in realtà, della sorella Lina da sempre parte centrale dell’azienda, ed è la storia dei figli di Mino, Damiano e Pamela, che proseguono la tradizione di famiglia dopo l’improvvisa scomparsa del padre, che aveva visto con chiarezza quanto sarebbe avvenuto anni e anni dopo, che aveva intuito e immaginato il successo del “suo” Rosato, che sarebbe stato il primo a festeggiare il 50° Anniversario del Rosa del Golfo.
Rosa del Golfo - Rosato del Salento I.G.T. 2014
Nasce dai vigneti nei territori comunale di Sannicola, Parabita, Alezio, Campi Salentino, Veglie, da uve Negroamaro al 90% e il 10% di Malvasia Leccese. Vinificazione tradizionale a lacrima, prosegue la maturazione in vasche di acciaio per 6 mesi.
Nel bicchiere si presenta di un bel rosato brillante con riflessi corallini. Al naso è fresco e piacevole, si esprime con un bouquet intenso, con profumi fruttati e fiori di campo. In bocca è di buon corpo, fresco nel frutto che ritorna molto corrispondente ed equilibrato, pervaso da una sottile vena sapida, intrigante e raffinata. Il finale è persistente, che si mantiene in perfetto equilibrio sui toni fruttati e di freschezza.
Come abbinamento ideale suggeriamo tutta la cucina del quinto quarto. Cervella al burro, coratella, pajata, animelle, midollo, cuore, coda alla vaccinara, sono tutti ottimi cibi (per chi li ama) da sposarsi a questa tipologia di rosato. Ma benissimo anche il pesce come ad esempio le triglie di scoglio sfilettate in tempura. Da bere sui 12 - 14°.
Una bottiglia, questa del cinquantennale, che si conferma essere in linea su quanto già da noi degustato nelle precedenti annate, come per la stragante maggioranza dei vini rosè, è preferibile berlo nell'arco dei due anni dopo la vendemmia, ma non neghiamo che possa evolversi nel tempo, magari perdendo un po' di colore e le note più immediate di frutta e fiori, ma potrà invece acquistare quei sentori di speziati tanto ricercati in Francia, dove la cultura dei rosé è molto più forte della nostra, basti pensare alle vecchie annate dei Grand Cru di Provenza che al ristorante hanno un costo significativamente superiore rispetto a quelle più recenti.
Rosa del Golfo
Tel 0331 993198 - Fax 0331 992365
Sede produttiva: Via Garibaldi, 18 - Alezio (Le)
Tel 0833 281045
www.rosadelgolfo.com
calo@rosadelgolfo.com
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