Amarone e previsioni: andiamoci cauti.
Le dichiarazioni di Marilisa Allegrini: "Fra quindici o venti giorni potremo realmente valutare
le condizioni delle nostre uve e avremo indicazioni più precise sulla
vendemmia"
Le undici Famiglie dell’Amarone d’Arte sono
caute nel dare valutazioni negative sui risultati che un’estate inconsueta può
avere per la qualità del vino Amarone di quest’anno
A stemperare il
sensazionalismo di questi giorni, (vedi anche il caso di Dal Forno e Bertani), è stata Marilisa Allegrini, presidente de Le
Famiglie dell’Amarone d’Arte, facendosi interprete della loro posizione e,
anzi, suggerendo di valutare la situazione come un’opportunità di scelta. Le
undici Famiglie producono 2,5 milioni di bottiglie di Amarone d’Arte ed hanno,
tutte insieme, un fatturato globale annuo di 160 milioni di €, destinando
all’export oltre l’80% della produzione.
“Inutile negare che l’annata 2014 sia stata anomala“, ha
detto Allegrini ricordando che “l’estate piovosa si sta rivelando decisamente
non positiva e compromettente per le nostre uve. Ma questo non vuol dire che
debba essere esclusa a priori una produzione 2014. Chi guarda alla qualità del
prodotto sarà sufficientemente sensibilizzato a non mettere in bottiglia il suo
vino se risulterà non idoneo“.
Poi ha esortato “a guardare all’esempio di altre zone
vinicole, come il Bordeaux, dove la differenza fra una grande annata ed una
meno favorevole (da consumarsi, quindi, più velocemente) da sempre determina
una diversa quotazione di mercato. Anche alcune denominazioni italiane, come il
Barolo, si sono già adeguate a queste dinamiche e ad un meccanismo dettato pure
dall’andamento di stagione, favorendo informazione e non disinformazione“.
Ed è soprattutto per creare consapevolezza nel consumatore,
ha aggiunto la portavoce delle Famiglie dell’Amarone d’Arte, “che dobbiamo
spiegare e raccontare i motivi e le conseguenze delle grandi annate come pure
di quelle meno fortunate, affinché ci possa essere una predisposizione, anche
psicologica, a pagare prezzi differenziati per annate diverse. Ad ogni modo la
scelta di una “non produzione” in caso di annata scadente deve essere valutata
in modo più ampio“.
Di certo, ha proseguito Marilisa Allegrini, “quello che
vogliamo ribadire è che il metodo di appassimento, qualsiasi sia il percorso
scelto dalla singola azienda, è sempre fatto in modo naturale: solo uve
perfettamente sane possono entrare nei fruttai e di certo il controllo
dell’umidità in autunni particolarmente piovosi non può essere catalogato come
forzatura tecnologica’”.
Invitando alla cautela, pertanto, Allegrini ha ricordato che
“fra quindici o venti giorni potremo realmente valutare le condizioni delle
nostre uve e avremo indicazioni più precise sulla vendemmia. Quindi, ritengo
che un giudizio obiettivo possa essere espresso solo in quel momento“.
Infine, la presidentessa de Le Famiglie dell’Amarone d’Arte,
ha ribadito “l’importanza del luogo dove le viti crescono: in collina, ove la
ventilazione è un fenomeno naturale ed è presente un drenaggio spontaneo grazie
ai terreni calcarei, sarà più facile avere una minima garanzia di buon stato
sanitario; sicuramente non nel fondovalle, caratterizzato da terreni argillosi
e pesanti e da ristagni d’umidità.
S’impone allora, oggi più che mai,
un’urgente necessità che noi delle Famiglie dell’Amarone d’Arte andiamo
ribadendo da tempo: la zonazione, ovvero la catalogazione scientifica dei
terreni con la delimitazione dei vigneti vocati e di quelli meno vocati. Questo
dovrebbe costituire il principio fondativo ed ispiratore dei Disciplinari di
Produzione per salvaguardare il nome e la qualità dell’Amarone“.
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