In tempi di start up e di innovazione tecnologica, tante
piccole e grandi idee, per vedere la luce, hanno bisogno di nuove strade per
trovare finanziamenti.
Nasce così il “crowdfunding”, un micro finanziamento dal
basso che, unendo le forze di tanti piccoli donatori, permette anche ai
progetti indipendenti di vedersi realizzati
Il boom è arrivato grazie alle
piattaforme nate sul web, ed ora coinvolge anche il mondo del vino, con
“Fundovino” (www.fundovino.com), il sito dedicato esclusivamente ai progetti
legati al mondo della vite e del vino
Per contribuire a finanziare un progetto, i donatori possono
scegliere quanto vogliono donare, ed in cambio i proprietari del progetto
offrono il frutto del loro lavoro, che varia a seconda della natura del
progetto e dell'importo della donazione.
I titolari del progetto, quindi,
decidono la durata della campagna di raccolta fondi, ed entro la fine di questo
periodo l'importo-obiettivo deve essere raggiunto, o addirittura superato,
affinché il progetto possa partire. La campagna media dura 45 giorni, ma può
arrivare anche fino a 90 giorni.
Ovviamente, un progetto, prima di essere
accettato deve passare al vaglio del team di “Fundovino”, che ne giudica la
fattibilità, dopodiché, l’ultima parola spetta comunque ai donatori, sono loro
a valutare più o meno interessante, e quindi finanziabile, un progetto.
Nel
caso in cui l’obiettivo venga raggiunto, il titolare del progetto riceverà il
finanziamento con cui iniziare il proprio lavoro, e da quel momento sarà
moralmente legato ai propri donatori, in un rapporto di fiducia reciproca che
sta alla base dello stesso “crowdfunding”, mentre, nel caso in cui l’obiettivo
non dovesse essere raggiunto, i donatori verranno totalmente rimborsati.
Va
tenuto in considerazione, infine, che è importante, sia per i donatori che per
i titolari dei progetti, che maggiore è la condivisione, anche attraverso la
rete ed i social, maggiore, probabilmente, sarà il successo, sia che si voglia
salvare una varietà rara come il “Dureza”, piantandone mezzo ettaro nella
propria azienda (come si propone di fare il vigneron biodinamico Matthieu
Barret), sia che si voglia acquistare un sistema di controllo della temperatura
per le proprie botti, come vuol fare la produttrice di Borgogna Corinne
Dewailly.
Fonte: WineNews
Commenti
Posta un commento