venerdì 28 novembre 2014

La "vite ad alberello" di Pantelleria: Il senso del riconoscimento

Il primo riconoscimento al mondo di una pratica agricola e viticola che diventa patrimonio di tutti, un segnale forte che identifica su quali risorse deve puntare il nostro paese. Questo è anche il senso del riconoscimento Unesco alla vite ad alberello di Pantelleria
Un riconoscimento importante non solo perché premia e valorizza un unicum dell’Italia e della sua viticoltura, ma anche perché, per la prima volta al mondo, una pratica agricola e viticola viene riconosciuta patrimonio di tutti: ecco il significato dell’iscrizione, nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, della vite ad alberello di Pantelleria, arrivata ieri, all’unanimità degli oltre 160 Paesi della commissione Unesco, a Parigi.

“Un percorso iniziato 5 anni fa e voluto fortemente dal Ministero delle Politiche Agricole”, ha commentato il professor Pier Luigi Petrillo, che ha curato il dossier di candidatura (qui il video), il cui completamento “mi riempie di orgoglio e di soddisfazione, poiché finalmente anche i valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale, che sono anche sociali ed economici, sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli”, ha detto il Ministro Maurizio Martina. Un riconoscimento che è anche un’indicazione ulteriore, e chiara, su quali siano le vere risorse su cui l’Italia deve puntare per il proprio futuro, e che arriva dopo il riconoscimento Unesco, nei mesi scorsi, dei “Paesaggi vitivinicoli delle Laghe Roero e Monferrato”, dell’Etna e, nel 2010, della “Dieta Mediterranea”, solo per fare degli esempi.

Ma il riconoscimento all’alberello di Pantelleria è anche la valorizzazione di una trasmissione di saperi manuali e antichi, che non riguardano solo la vite, ma tutto il paesaggio pantesco, disegnato dai muretti a secco che proteggono le viti. “Uno scrittore una volta disse che c’è più sudore nei muretti a secco di Pantelleria che nelle piramidi di Egitto - commenta Dario Cartabellotta, responsabile Unico della Regione Siciliana per il coordinamento del Cluster Bio-Mediterraneo di Expo2015 - e, insieme alla vite ad alberello, sono la sintesi perfetta di quel rapporto virtuoso che ci deve essere tra coltura e cultura” (qui il video).

Per l’Ambasciatore italiano all’Unesco, Vincenza Lomonaco, che con Petrillo ha condotto i negoziati, “il riconoscimento per Pantelleria dimostra l’importanza per l’Italia di investire sulle “industrie culturali e creative” quale motore e stimolo per la crescita secondo i principi dello sviluppo sostenibile. A sei mesi dall’inizio dell’Expo2015 arriva conferma del primato dell’Italia sui temi della sostenibilità, della ricerca e dell’innovazione”.

“Il riconoscimento Unesco è importante - conclude il sindaco di Pantelleria Salvatore Gino Gabriele (http://goo.gl/vXi1aJ) - per il paesaggio, per chi vive sull’isola, per chi lavora nei campi e ha costruito questi straordinari terrazzamenti, per chi oggi produce un prodotto naturale quale é il passito, per i giovani, per un ritorno dei giovani all’agricoltura, all’innovazione nel rispetto delle tradizioni e di una architettura del paesaggio declinata in sostenibilità e in produzioni tipiche. Sarà ora importante - auspica infine - che il Ministro, insieme alla Regione Sicilia e al Comune di Pantelleria definiscano un disciplinare della pratica agricola per una corretta gestione anche del riconoscimento Unesco”.

Un riconoscimento, quello dell’Unesco, che è anche l’ennesima testimonianza del successo degli ultimi anni della Sicilia del vino, senza dubbio una delle Regioni italiane cresciute di più dal punto di vista dell’appeal enoico nel mondo: “la Sicilia del vino - ha commentato il Commissario Straordinario Irvo (Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia), Antonino Di Giacomo - vive di eccellenze territoriali uniche e impareggiabili per natura e biodiversità. Pantelleria è sicuramente l’espressione più particolare”.