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Vino e tracciabilità, dal vigneto alla bottiglia, le certificazioni vinicole a tutela del patrimonio enologico legato al territorio

In Italia, a tutela del patrimonio enologico legato al territorio, esistono le certificazioni vinicole: in sintesi dei veri e propri marchi di qualità che indicano la provenienza dell’uva. In occasione dei 10 anni dalla sua costituzione, Valoritalia, società leader per il controllo e la certificazione dei vini, ha organizzato una tre giorni di formazione, scambio di idee, opinioni e progetti per il futuro. 





Si è svolta in Puglia, nella suggestiva Alberobello, la convention organizzata in occasione del decennale di Valoritalia, società leader in Italia autorizzata dal MiPAAF, per il controllo e la certificazione dei vini a Denominazione d’Origine, Indicazione Geografica e dei vini con indicazioni del vitigno e/o dell’annata. Focus della tre giorni pugliese, l’argomento filiera, interpretato per contribuire – all’interno di un quadro di norme e procedure ben definite – al miglioramento del sistema di certificazione come importante scelta competitiva in un mercato sempre più attento al rispetto dell’ambiente e alla genuinità dei prodotti.

In Italia il settore vitivinicolo riveste un ruolo trainante nell’industria agricola e rappresenta il fiore all'occhiello del Made in Italy. Per questo motivo i produttori di uva e vino, soggetti a processi di certificazione (Doc, Docg), si rivolgono a enti come Valoritalia in grado di offrire un efficiente sistema di tracciabilità, dando la possibilità di conoscere in ogni momento la situazione di ciascun vino, al fine di garantire al consumatore l’esatta origine dei prodotti.  

Fondata nel 2009 da Federdoc e CSQA con l’obiettivo di fornire una risposta operativa alle disposizioni comunitarie previste dalla nuova OCM , Valoritalia in pochi anni ha realizzato una crescita esponenziale che l’ha portata a divenire leader indiscussa della certificazione nel comparto vitivinicolo italiano. Autorizzata dal Mipaaft a svolgere attività di certificazione per tutti i vini a Denominazione di Origine, negli anni la società ha costruito con i propri interlocutori - in primis i Consorzi di Tutela e le aziende a questi associate – un rapporto fiduciario basato sulla competenza e sull'affidabilità dei servizi, nella consapevolezza del ruolo estremamente delicato che il processo di certificazione svolge per tutta la filiera nazionale.

Un ruolo che attribuisce a Valoritalia una funzione di garanzia da un lato nei confronti dei consumatori (ciò che si compra e si consuma dev'essere innanzitutto conforme alle leggi e ai disciplinari di produzione), dall'altro nei confronti delle stesse imprese, affinché ognuna di queste si senta parte di un sistema economico-territoriale imperniato su regole condivise.

Non dobbiamo dimenticare che ogni Denominazione di Origine rappresenta innanzitutto il patrimonio collettivo di un territorio, un “bene” che appartiene alla comunità locale, alle sue imprese e per estensione anche ai consumatori, i quali hanno il diritto di usufruire di prodotti che rispettino pienamente standard che gli stessi produttori si sono dati.

Coerentemente con questa impostazione, nei suoi dieci anni di vita Valoritalia ha sempre insistito su un principio fondamentale: per le imprese il processo di certificazione non dev’essere interpretato e vissuto come un onere ma come un’opportunità, perché costituisce la base di un rapporto fiduciario con il mercato.

L’argomento filiera ampia e consapevole è stato il focus dei numerosi brain storming che hanno animato la tre giorni pugliese. Non solo presentazioni dunque, ma momenti di discussione e confronto su varie tematiche ai quali sono stati invitati a contribuire tutti i collaboratori della società: tematiche che hanno spaziato dalle strategie di comunicazione agli aspetti commerciali alle novità legislative.

“I nostri collaboratori sono il vero patrimonio di Valoritalia. Sono una grande famiglia. È grazie al loro prezioso lavoro che Valoritalia è diventata leader del settore”. Con queste parole il Presidente Francesco Liantonio, aprendo la convention, ha sottolineato l’approccio della società. “I singoli sono sempre importanti – ha proseguito Liantonio – perché ognuno contribuisce con la propria esperienza e la propria insostituibile sensibilità alla crescita della società. Ispettori, responsabili di sede, addetti alla gestione amministrazione e alla comunicazione, oltre 200 specialisti distribuiti su 36 sedi di Valoritalia sparse sul territorio nazionale, sono stati e sono tutt’ora parte costitutiva di un’eccellenza italiana”.

Il Presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro, intervenuto anch’egli alla Convention, ha poi ricordato le due grandi sfide che aspettano Valoritalia: la prima consiste nel valorizzare pienamente il modello italiano di certificazione delle Denominazioni di Origine. Un modello che non ha eguali al mondo perché riesce a tracciare ogni singola bottiglia “dal campo allo scaffale”, con un livello di dettaglio impensabile solo un decennio addietro. La seconda è promuovere e proteggere il modello delle denominazioni italiane come punto di riferimento a livello internazionale. “Una bottiglia di vino appartenente ad Denominazione di Origine italiana – ha rimarcato Ricci Curbastro - fornisce quelle garanzie di “identità territoriale” e qualità organolettica sconosciute in altri sistemi, e ciò rende quella stessa bottiglia più competitiva. La tracciabilità tradotta in identità fornisce alle aziende un valore aggiunto che indubbiamente le aiuta a posizionarsi correttamente sul mercato globale”.

Molto rilevanti sono stati gli interventi alla convention di Luigi Polizzi, alto dirigente del Mipaaft, e Stefanio Vaccari, capo dipartimento Istituto Centrale Qualità e Repressione Frodi (Mipaaft). Polizzi ha illustrato le ultime novità normative che riguardano i vini a denominazione, soffermandosi in specifico sulle nuove disposizioni relative alla certificazione dei vini; mentre Stefano Vaccari ha illustrato il nuovo Decreto Ministeriale sui controlli e ribadito, sulla base di considerazioni giuridiche e una molteplicità di dati statistici, il primato internazionale del modello di certificazione italiano delle Denominazioni di Origine, di cui Valoritalia ne rappresenta il fiore all’occhiello coprendo oltre il 50% del mercato.

Come ha riaffermato il direttore generale Giuseppe Liberatore, se in un decennio Valoritalia è diventata un punto di riferimento credibile e affidabile per tutta la filiera, lo deve alla sua capacità di rapportarsi con imprese, consorzi e istituzioni, sempre in maniera propositiva. Glielo impone il ruolo che svolge, ma glielo impongono soprattutto le esigenze delle imprese che sono sul mercato e che dal mercato traggono indicazioni per il proprio futuro.

La rapida espansione nel segmento delle certificazioni biologiche e integrate, così come il supporto fornito in molti progetti di costituzione di biodistretti, conferma l’attenzione che Valoritalia mostra verso le esigenze delle imprese e di un mercato sempre più sensibile alle tematiche ambientali.

Ma questo è già l’oggi, perché per il futuro la sfida sarà rappresentata da una sostenibilità declinata contemporaneamente sul piano ambientale, economico ed etico-sociale, così come previsto dallo standard Equalitas che Valoritalia promuove. Un futuro incentrato tanto sullo sviluppo di innovativi servizi di certificazione, quanto sulla ricerca di una proiezione internazionale della società verso mercati sui quali Valoritalia potrebbe valorizzare al meglio la sua esperienza e le sue competenze.

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