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Donne e Dee dell'antica Etruria, emancipazione, libertà e autonomia: il ruolo centrale della donna etrusca nelle società antiche

In occasione dell’8 marzo, festa della donna, un viaggio alla scoperta delle Donne e Dee dell'antica Etruria presso il Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo. 




L'Associazione Antico Presente organizza, in occasione della festa della donna, la visita guidata Donne e Dee dell'antica Etruria. Un viaggio alla scoperta della figura femminile all'interno della società etrusca in un luogo straordinario come la Rocca Albornoz, sede del Museo Archeologico Nazionale di Viterbo che accoglie eccezionali testimonianze della civiltà etrusca.

Quando pensiamo allo stato della donna nelle civiltà antiche, nel nostro immaginario si profila la figura di una donna subalterna rispetto all’uomo, e il cui compito è soprattutto quello di curare le attività domestiche, o comunque di attendere a occupazioni tipicamente femminili. Non era così, invece, per la donna etrusca: nessun altra donna come quella etrusca godette di un grado tanto alto di emancipazione, libertà e autonomia.

“Le donne etrusche”, “sapevano essere custodi del focolare”, ma allo stesso tempo erano in grado di “tenere a bada la folla di servi e domestici. Semplicemente, a differenza di Penelope e Andromaca, esse non si accontentavano di attendere pazientemente a casa il ritorno degli sposi, ma prendevano legittimamente parte a tutti i piaceri della vita”.

La donna etrusca era istruita, poteva vestire in modo spregiudicato, poteva partecipare ai banchetti conviviali, sdraiata sulla stessa kline (letto) del suo uomo o assistere ai giochi sportivi ed agli spettacoli. Essa viveva pienamente, usciva spesso, “senza arrossire”, come ci riferisce Tito Livio,“per essere esposta agli sguardi degli uomini”, partecipava alle cerimonie pubbliche, assisteva alle danze, ai concerti, ai giochi, talvolta presiedendo da un palco apposito, come rivelano le pitture di Orvieto. Insomma la condizione sociale della donna nella civiltà etrusca era veramente unica nel panorama del mondo mediterraneo tanto da poter anche trasmettere il proprio cognome ai figli.

La visita aprirà le porte sulla vita di tutti i giorni nelle ricostruzioni delle case etrusche, tra focolare, utensili ma anche magnifici gioielli.

E cosa dire delle Dee? Soprattutto di Demetra?  Il culto che ha per protagonista la madre, Dea dei cereali e delle norme civili, la quale attraverso la ciclica scomparsa agli Inferi e ricomparsa sulla Terra della figlia, garantisce agli uomini l'alternanza delle stagioni e dei cicli vitali.

La figura di Demetra, nota in Etruria almeno dal VI sec. a.C. grazie alle raffigurazioni su alcuni vasi attici, sviluppa successivamente il proprio culto in area tirrenica, sulla scorta di una sovrapposizione/assimilazione con divinità locali, note per lo più attraverso iscrizioni e materiali votivi provenienti da santuari.

Nel 2006 nei pressi di Vetralla fu scoperto un piccolo complesso santuariale dedicato proprio a lei contente una statua raffigurante Demetra (Vei per gli etruschi, Cerere per i romani). Si tratta di un santuario semiscavato nella roccia del tutto singolare. La sua scoperta ha messo in luce un culto a carattere essenzialmente rurale, in cui l’acqua svolgeva un ruolo centrale. Il luogo sacro, nel quale si chiedeva fecondità e salute, ha un’altra caratteristica importante, che ha permesso tra l’altro la conservazione di  questa sensazionale testimonianza archeologica: è l’”abbandono ragionato” della struttura.Oggi, il santuario è stato ricostruito all’interno del Museo in una stanza dedicata alla Dea. Durante la visita si potrà entrare nel piccolissimo santuario ed ammirare tutti i manufatti ad esso connessi.  Il viaggio attraverso il culto permetterà di scoprire similitudini e differenze nelle manifestazioni rituali, molto vicine alle esigenze universali dell'uomo.

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