INDAGINE MEDIOBANCA MBRES. LE PRINCIPALI SOCIETÀ VINICOLE ITALIANE

Nel 2013 la produzione mondiale di vino è valutata dall'OIV in 287,6 milioni di ettolitri, in aumento del 12,2% rispetto al 2012 (256,2 milioni), il valore più alto del quinquennio. La previsione per il 2014 è di una vinificazione a 271 milioni di ettolitri in leggera contrazione rispetto all'anno precedente (- 5,8%). L'Italia è stata nel 2013 il primo produttore con una quota del 18,2% sul totale mondiale, confermando il primato riconquistato nel 2012, davanti alla Spagna (15,9% del totale) e alla Francia (14,6%). Le anticipazioni per il 2014 segnano il ritorno della Francia nella posizione di primo produttore mondiale con 46,2 milioni di ettolitri contro i 44,4 milioni dell‟Italia e i 37 della Spagna.
Nel 2013 il valore della produzione italiana è stimabile in 11,9 miliardi di euro. Le stime Istat per il 2013 indicano una quota di produzione di vini Doc e Docg pari al 38,5% del totale, in progresso dell‟8,2% sul 2012; ad essa si aggiungono i vini Igp con il 35%, +25,8% sul 2012 e, a saldo, i vini comuni che contano per il residuo 26,5%. Una quota consistente della produzione italiana è esportata, con un saldo attivo passato dai 760 milioni di euro nel 1990 a 4,7 miliardi nel 2013, anno in cui i volumi sono diminuiti del 4,6% e il valore è cresciuto del 7,4% (il prezzo medio all'export è aumentato del 12,6%, da 2,20 euro a 2,48 euro per litro). I dati dell'Istat relativi al 2014 riportano un progresso delle esportazioni sul 2013, sia a quantità (+1,1%) che a valori (+1,4%). Il fatturato aggregato delle 122 società vinicole italiane è cresciuto nel 2013 del 5,9%, media dello sviluppo del fatturato estero (+9,1%) e di quello nazionale avanzato del 2,9%.
Circa le aspettative per il 2015, vi sarebbe un ulteriore assottigliamento delle due fasce estreme, quella che si attende una crescita oltre il 10% e quella che intravede una contrazione; si amplia al 73,5% l’incidenza delle attese positive ma sotto il 10% (al 50% quelle sotto il 5%). Il dato lascia intendere un atteggiamento prudente nella formulazione delle previsioni, in un contesto che permane condizionato da grande incertezza e induce un posizionamento generalizzato nell’intervallo intermedio delle performance.
Le aree mondiali di destinazione delle vendite vedono la prevalenza dei mercati di prossimità (Paesi UE) che hanno assorbito nel 2014 il 50,4% del fatturato estero, con un incremento sul 2013 dell1,7% (quando pesavano il 51,1%). Il Nord America rappresenta la seconda area di riferimento, pari al 32,3% del totale, in aumento del 6,1% sul 2013 (31,4%). Africa e Medio Oriente sommano l’11,1%, in regresso del 3,3%, mentre i mercati asiatici e del Far East, pur realizzando incrementi di portata rilevante (+16,9%), sono ancora marginali restando sotto il 5% del totale.

PROFILI ECONOMICO-PATRIMONIALI DEI MAGGIORI PRODUTTORI VINICOLI ITALIANI
I tre maggiori produttori per fatturato nel 2014 sono stati il gruppo Cantine Riunite-GIV (536 milioni di euro, +0,3% sul 2013), Caviro (314 milioni, -2,0%) e la divisione vini del Gruppo Campari (209 milioni, in calo dell‟8,3% sul 2013). Seguono la Antinori, che nel 2014 ha realizzato una crescita del 4,8% portandosi a 180 milioni di euro, la cooperativa Mezzacorona a 171 milioni di euro (+5%) e appaiate a 160 milioni la Fratelli Martini (+1,8%) e la Zonin (+4%). Solo una società ha realizzato un aumento dei ricavi superiore al 10%: è la forlivese Mgm con vendite a 73 milioni (+10,1% sul 2013). Altre variazioni degne di nota hanno interessato la Ruffino (+8,4% a 81 milioni) e il Gruppo Santa Margherita (+7,8% a 110 milioni). Nell‟insieme la graduatoria si mostra stabile, almeno nelle prime dieci posizioni. Alcune società hanno una quota di fatturato estero quasi totalitaria: la Botter al 96,8%, la Ruffino al 92,9%, la Masi Agricola al 90,5% e la F.lli Martini con l‟89,5%. Solo sei gruppi hanno una quota di export inferiore al 50% delle vendite.
La tabella riporta una selezione di undici indicatori economico-patrimoniali relativi ai maggiori
produttori organizzati in forma societaria autonoma (con esclusione quindi della divisione vinicola della
Campari). Per ogni indicatore un‟apposita colorazione consente di individuare i tre produttori con il migliore
posizionamento (verde) e i tre con i valori deteriori (rosso).
Entrando più nel dettaglio, si possono formulare
le seguenti osservazioni:
il maggiore sviluppo delle vendite nel periodo 2009-2013 è appannaggio della Cantine Turrini
(+110,2%), seguita dalla cooperativa Cevico (+84,6%) e dalla Botter (+84,2%); solo due imprese
hanno subìto nel periodo una flessione del giro di affari: la cooperativa La Vis (-14,7%) e la
Giordano Vini (-10,7%);
i margini (Mon/valore aggiunto), la redditività del capitale investito (roi) e quella netta (roe)
collocano la Botter e la Cantine Turrini nelle posizioni di testa; Giordano Vini e La Vis hanno
segnato nel 2013 una redditività netta negativa;
la struttura finanziaria più solida è della Banfi che ha debiti finanziari pari al 18,3% dei mezzi propri,
seguita dalla Frescobaldi (20,9%) e dal Gruppo Cevico (24,7%); è particolarmente elevato
l'indebitamento della cooperativa La Vis (18 volte il rapporto), della Giordano Vini (487%) e della
Cantine Brusa (372%); solo due società presentano un debito finanziario prossimo al fatturato: si
tratta della Antinori (99,2%), che sconta tuttavia un eccezionale sforzo in termini di investimenti nei
precedenti esercizi, e della cooperativa Mezzacorona (91,5%);
gli investimenti sono rilevanti per la Masi (17,6% del fatturato), la Banfi (14%) e la Frescobaldi
(11,1%);
la competitività, misurata dal rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto, appare molto
soddisfacente per la Cantine Turrini (16,9%), la Masi (26,2%) e la Botter (28,5%); livelli meno
favorevoli sono riferiti alla Cevico (81,7%), Schenk Italia (69,9%) e Giordano Vini (69,4%).
I CANALI DI VENDITA
Venendo ai canali di distribuzione nel 2014 il 41,8% delle vendite nazionali delle
principali società vinicole è transitato per la grande distribuzione. Si tratta della media tra il 47,2% delle
cooperative e il 36,9% delle restanti società. Limitatamente ad un campione omogeneo, l'incidenza della
grande distribuzione è cresciuta dal 36,5% del 2002 al 51,2% del 2014.
Il secondo canale per importanza è il
grossista/intermediario (15,9%) seguito dall'aggregato Ho.Re.Ca. (Hotel-Restaurant-Catering), anch'esso
con incidenze differenti per cooperative (7,7%) ed altre società (21,3%); enoteche e wine bar coprono il
7,4% (con le cooperative al 3,6%), mentre la vendita diretta incide per poco più dell‟11%, quota invariata
rispetto all'anno precedente.
Nell'ambito dei grandi vini, la quota più elevata è ascrivibile al canale
Ho.Re.Ca. (40,6%), cui seguono enoteche e wine bar al 26%; la vendita diretta sale qui al 16,6% con la
grande distribuzione a quota 3,2%.
Relativamente alle esportazioni prevalgono le vendite tramite intermediari importatori (otto decimi
del totale), mentre il controllo della rete di proprietà permane limitato al 9,4%.
Il rapporto completo su: www.mbres.it/it/publications/wine-industry-survey
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